Il centrodestra di governo continuerà a controllare il vertice dell’Arena di Verona, il teatro lirico più grande del mondo, attraverso un sovrintendente di chiara appartenenza, come l’ex soprano Cecilia Gasdia? Oppure Damiano Tommasi, il sindaco di centrosinistra a Verona, la spunterà nella partita culturale più importante per la città, nella prima vera occasione nazionale che ha per dimostrare che la vittoria alle Comunali di giugno non fu un fuoco fatuo? L’ex calciatore è alle prese con la nomina del nuovo sovrintendente, mentre l’istituzione si appresta a celebrare il centenario della stagione d’opera, che è nata nel 1913. Una vetrina d’eccezione per l’amministrazione comunale, visto che il sindaco è presidente del consiglio d’indirizzo della Fondazione, ma anche una brutta gatta da pelare. Non tanto perché Gasdia (che scadrà dall’incarico il 5 marzo) pochi mesi prima di assumere l’incarico era stata capolista di Fratelli d’Italia alle elezioni comunali del 2018 (ma non fu eletta in consiglio), ma perché al governo c’è un fronte compatto. Oltre al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano c’è il sottosegretario veronese Gianmarco Mazzi, che ad Arena Extra ha legato buona parte della propria carriera. Dal 2017 ad oggi è stato, infatti, direttore artistico e amministratore delegato della società che gestisce le attività televisive e live che si svolgono in Arena.

Con due pezzi da novanta così, Tommasi rischiava di fare la fine del vaso di coccio, anche perché Gasdia ha scalpitato per restare nel posto dov’è, a dispetto delle critiche che le sono piovute addosso negli ultimi anni. A cominciare dalle oltre cento cause di orchestrali che continuano ad essere precari anche dopo vent’anni, per proseguire con l’esibizione estiva di Placido Domingo che ha portato la stessa orchestra che l’aveva accompagnato a una plateale contestazione: non si è alzata in piedi per l’omaggio finale, contestando così un’esecuzione imbarazzante. Fino a un paio di settimane fa il sindaco è stato costretto alla rincorsa, messo in minoranza dai numeri, visto che il consiglio di indirizzo, cui spetta l’individuazione della candidatura da sottoporre al ministro della Cultura, sembrava dovesse essere composto di cinque persone.

Innanzitutto due rappresentanti del Comune. Oltre a Tommasi, l’imprenditrice vitivinicola Marilisa Allegrini che è stata indicata nel 2018 in rappresentanza della giunta di centrodestra capeggiata da Federico Sboarina, il sindaco eletto con il movimento Battiti, poi passato in corso di legislatura a Fratelli d’Italia. Evidentemente Tommasi ha preferito la continuità, rispetto a una scelta di rottura con il passato e quindi Allegrini è rimasta al suo posto.

A complicare i progetti di Tommasi c’erano però gli altri tre componenti del consiglio di indirizzo, con target di centrodestra e predisposizione a votare ancora Cecilia Gasdia. Innanzitutto il rappresentante designato dal ministro Sangiuliano (Fratelli d’Italia), ovvero Serena Cubico, esponente di FdI, docente di organizzazione aziendale all’Università di Verona, già sindaco di Ferrara di Monte Baldo (per soli tre anni, poi si era dimessa). Quindi Giuseppe Riello, presidente della Camera di commercio, che ha espresso il gradimento per mantenere Gasdia al suo posto. Terza poltrona, sempre appannaggio del centrodestra, è quella ora occupata dal professore Federico Pupo, docente a contratto all’università Ca’ Foscari di Venezia e dal 1995 direttore artistico di Asolo Musica e Veneto Musica.

Con tre voti su cinque a disposizione, il centrodestra aveva prenotato il controllo sulla nomina. Poi sono accadute un paio di cose che hanno aperto nuovi scenari. Cattolica Gruppo Generali ha sciolto la riserva e confermato l’intenzione di proseguire la collaborazione con Arena anche nel 2023. Da un punto di vista pratico significa partecipare al finanziamento delle attività della fondazione, il che dà diritto ad occupare un sesto posto in consiglio di indirizzo. La nota del Comune ha enfatizzato la decisione: “Cattolica Gruppo Generali ha tenuto a sottolineare il senso di vicinanza alla città e a una sua istituzione simbolo”. A questo punto Tommasi si tiene ben stretto il nuovo consigliere, visto che a norma di statuto si impone la nomina di un settimo componente, di competenza del Comune, per raggiungere un numero dispari. La giunta di centrosinistra è così tornata protagonista, con la scelta del terzo proprio rappresentante.

A questo punto Tommasi ha deciso di accantonare l’idea di aprire una manifestazione di interesse per individuare il nome del sovrintendente. Numeri alla mano, potrebbe andare in consiglio di indirizzo e fare una proposta. Ma chi? Da tempo girano in città tre nomi. Innanzitutto Giuliano Polo, che però è stato appena confermato sovrintendente al teatro Giuseppe Verdi di Trieste. C’è poi l’usato sicuro del centrosinistra, Maurizio Roi, ex sovrintendente del Carlo Felice di Genova. Terzo nome: Lyndon Terracini, direttore artistico di Opera Australia. Al momento Tommasi non ha sciolto i dubbi e si è limitato ad annunciare: “La settimana prossima si costituirà il nuovo consiglio e a quel punto avvieremo l’iter in maniera condivisa con l’indicazione del nome da proporre al ministro della Cultura”. In testa, quindi, un’idea ce l’ha, anche se non l’ha ancora rivelata.

Verona è infatti una città che vive di equilibri. Per questo il sindaco è andato a Roma a parlare con il ministro Sangiuliano in modo da raggiungere un’intesa senza strappi o colpi di maggioranza. A Verona danno per certo l’accordo su uno schema che prevede il nome del nuovo sovrintendente indicato dal Comune (in discontinuità rispetto alla gestione Gasdia, il che rasserenerebbe i supporter di Tommasi che mal digerirebbero un ritorno all’antico), mentre la maggioranza governativa si accontenterebbe di occupare il vertice di Arena Extra con una persona gradita al sottosegretario Mazzi, che evidentemente non è intenzionato a mollare completamente la sua creatura. Qui un nome è dato per certo: è quello di Cecilia Baczynski, manager di Fondazione Arena e collaboratrice di Mazzi nella gestione dell’extralirica.

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