Si chiama “HVOlution” ed è un biocarburante derivato da materie prime vegetali di scarto e olii non edibili, in grado di dare un contributo immediato alla decarbonizzazione anche del trasporto pesante. Entro fine marzo il numero dei benzinai che lo offrono triplicherà
Il primo diesel di Eni prodotto con 100% di materie prime rinnovabili si chiama “HVOlution” e sarà in vendita in 150 stazioni di servizio Eni entro marzo 2023 (attualmente, però, è già in vendita in 50 stazioni). HVOlution è un biocarburante che viene prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali, nonché da olii generati da colture non in competizione con la filiera alimentare. “HVOlution può contribuire all’immediata decarbonizzazione del settore dei trasporti anche pesanti, tenuto conto delle emissioni allo scarico, perché utilizzabile con le attuali infrastrutture e in tutte le motorizzazioni omologate” spiega Eni.
Come scritto pocanzi, questo biodiesel HVO – acronimo di “Hydrotreated Vegetable Oil”, ovvero olio vegetale idrogenato – deriva da materie prime vegetali di scarto e olii non edibili. Inoltre, addizionato al gasolio, dal 2016 il biocarburante HVO è presente al 15% nel prodotto Eni Diesel +, disponibile in oltre 3.500 stazioni di servizio in Italia. “Il biocarburante puro HVOlution ha un ruolo fondamentale perché già da oggi può dare un contributo importante alla decarbonizzazione della mobilità, anche del trasporto pesante”, spiega in una nota ufficiale Stefano Ballista, amministratore delegato di Eni Sustainable Mobility: “Il nostro obiettivo è integrare gli asset industriali e commerciali lungo tutta la catena del valore, dalla disponibilità della materia prima fino alla vendita di prodotti decarbonizzati al cliente finale”.
Eni ha siglato accordi e partnership che permettono di valorizzare gli scarti e i rifiuti utilizzandoli come feedstock per la produzione di biocarburanti come HVOlution. In diversi paesi dell’Africa tra i quali Kenya, Mozambico e Congo, Eni sta sviluppando una rete di agri-hub in cui verranno prodotti olii vegetali da colture in terreni marginali e aree degradate e non in competizione con la filiera alimentare e, al tempo stesso, di creare opportunità di lavoro sul territorio. “Recentemente, dal Kenya è arrivato nella bioraffineria di Gela il primo carico di olio vegetale prodotto nell’agri-hub di Makueni”, spiega Eni, mentre nella bioraffineria di Venezia “è arrivato il primo carico di olii di frittura esausti. L’obiettivo è di coprire il 35% dell’approvvigionamento delle bioraffinerie Eni entro il 2025”.