Cronaca

Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: “Papa Francesco non faccia come Wojtyla e Ratzinger. Segua l’insegnamento di Cristo: verità e giustizia”

È trascorso un mese e mezzo dal giorno in cui il Vaticano ha comunicato alla stampa che il promotore di giustizia aggiunto, Alessandro Diddi, nominato lo scorso settembre da Papa Francesco, ha deciso di riaprire le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la quindicenne sparita nel nulla 40 anni fa. Da quel 9 gennaio 2023, tuttavia, né la famiglia Orlandi, né il loro avvocato, Laura Sgrò, hanno ricevuto una comunicazione ufficiale dalla Santa Sede.

Ospite della trasmissione Crimini e Criminologia, su Cusano Italia Tv, il fratello di Emanuela, Pietro, si rivolge proprio a Papa Francesco, il quale, ricevuta la visita dello stesso Pietro e di sua madre nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano a pochi giorni dalla sua elezione a pontefice nel 2013, disse: “Emanuela sta in cielo”.
Il fratello di Emanuela Orlandi chiede: “Cosa sa Papa Francesco di Emanuela? Se sa che è morta, lo dica. E non faccia come i suoi predecessori Wojtyla e Ratzinger che sapevano tutto ma si sono portati il segreto nella tomba. Io non li perdonerò mai per questo. Papa Francesco per 10 anni ha seguito lo stesso silenzio dei due pontefici ma ora ha la possibilità di cambiare le cose e di dimostrare che il silenzio non è servito a niente”.

E fa un appello al Papa: “Lui per i fedeli è il rappresentante di Cristo in Terra. Gli insegnamenti di Cristo sono ‘verità e giustizia’; due parole che non sono mai riuscite a penetrare nelle Mura Vaticane. E allora, caro Papa Francesco, per una volta si ricordi che lei sta lì per seguire quegli insegnamenti – continua – Cominci a seguirli e ci aiuti ad arrivare alla verità e a dare giustizia a questa ragazzina che non merita di essere da 40 anni in questa situazione sospesa, né merita che qualcuno abbia deciso della sua vita e le abbia tolto la possibilità di scegliere della sua vita ”.

Pietro Orlandi aggiunge: “A due giorni dai funerali di Ratzinger, Papa Francesco ha deciso di aprire un’inchiesta sul rapimento di Emanuela a distanza di 40 anni, notizia che io ho appreso dagli organi di stampa. All’avvocato Sgrò invece, su sua istanza, sono state mandate due righe in cui c’era scritto che saremmo stati contattati non appena le indagini delegate sarebbero state terminate. Però al momento c’è solo silenzio e non è normale”.

Ma sottolinea:Tuttavia, sono ottimista. Quella di Papa Francesco è una posizione che non ha mai preso prima, ma adesso si tratta di capire che strada vuole percorrere. Ho la sensazione che la strada sia quella giusta, anche perché dopo 40 anni è la prima volta che il Vaticano e lo Stato italiano, con la commissione parlamentare d’inchiesta, provano a collaborare. Io penso che per giugno di quest’anno debba uscire qualcosa. Il Vaticano non può restare ancora altri mesi in silenzio, ormai ha preso questa decisione. Forse neanche si rende conto di dove porterà questa improvvisa decisione”.

Gli fa eco l’avvocato Laura Sgrò, ospite in studio: “È il momento della verità, non si può passare metà della propria vita a cercare un congiunto. Non è possibile, è proprio contro la natura umana. Invito quindi Papa Francesco ad aprire finalmente i cassetti e a consegnare quello che di fatto il Vaticano sa della sparizione di Emanuela Orlandi. Siamo ancora in fervente attesa di essere chiamati dal pm Diddi, visto che non siamo ancora stati ascoltati. Noi comunque troveremo Emanuela. Ne sono fermamente convinta”.