Un album scritto di cuore, di pancia. Senza più freni e sincero e diretto come solo una artista di 27 anni sa essere. Francesca Michielin sforna il suo quinto disco di inediti, forse il più bello della sua carriera, “Cani Sciolti” che contiene gemme come “Carmen” (frutto di un dialogo con la Consoli “mio spirito guida in questo disco”) alla vibrante “Padova può ucciderti più di Milano” (il brano più bello) in cui punta il dito contro anche contro il razzismo. Non manca l’amore, naturalmente, come “Claudia”, rivolta a una donna. Ad anticipare l’uscita del disco prevista per il 24 febbraio, debutta con il doppio sold-out nella sua Bassano del Grappa mercoledì 22 e giovedì 23 febbraio il “bonsoir! – Michielin10 a teatro”, tour prodotto da Vivo Concerti che ha già registrato numerosi sold out.
Chi sono i “cani sciolti”?
Sono quelli che non stanno dentro uno schema predefinito e una corrente prestabilita. Sono persone estremamente libere di esprimersi, consapevoli del lusso della libertà. In questo disco propongo brani più coraggiosi del solito. I temi sono tantissimi e sono già presenti nei miei vecchi album. Ritengo questo disco il fratello di ‘2640’. Lì chiedevo scusa, qui invece mi do qualche risposta e lo rivendico.
Ad esempio?
La natura, il vivere nella provincia con i suoi pro e contro. L’amore in tutte le sue corde, anche verso una donna (come in “Claudia”) perché ci tenevo fosse un manifesto per tutte le ragazze che non hanno avuto ancora la possibilità di affermare i loro sentimenti.
E com’è Francesca Michielin oggi?
Cito Calvino: ‘Alle volte uno si sente incompleto, ed è solo giovane’. Io rivendico comunque le mie fragilità. È tema che ho anche affrontato in un lungo colloquio con Carmen Consoli, che è lo spirito guida di questo disco.
Quando vi siete incontrate tu e Carmen Consoli?
Dopo un suo concerto a Padova. Siamo rimaste a parlare a lungo, i nostro discorsi hanno preso percorsi inaspettati. Nel testo di ‘Carmen’ c’è la sua citazione ‘sognare è un dovere sempre’. Lei per me rappresenta la cantautrice dissidente, il cane sciolto. È come se lei riuscisse sempre a portare la sua cifra stilistica, non è attenta mode, non strizza l’occhio a nessuno. Ha una serenità nel modo di vedere le cose davvero bella.
“Dove sono gli artisti vedo solo populisti”, ti chiedi nel brano “Carmen”. Cosa intendi?
Si ispira a un sogno strano che ho fatto in cui decidevo che volevo fare pop, non populismo. Noi facciamo pop per comunicare, non solo per parlare di noi stessi. Siamo i mezzi anche solo interpreti dobbiamo far passare messaggi e storie che possano salvare qualcuno. Quello che sto facendo oggi lo continuerò a fare finché ci sarà bisogno. Ci dimentichiamo della nostra capacità di comunicare e anteponiamo noi stessi come artisti. Non bisogna solo compiacere, ma anche stare sul cazzo e dire delle cose che magari non tutti capiranno subito, ma capiranno dopo.
A tal proposito, in Padova può ucciderti più di Milano dici: “Perché dici in giro che siamo tutti uguali se poi voti i razzisti ai consigli comunali”…
Ho usato Padova perché sono cresciuta in Veneto, dove non esiste una grande città. Padova è il simbolo di una città con tante differenze che però spesso non vengono ascoltate. Alla fine non è vero che siamo tutti uguali: per questo tanti miei amici scappano dalla provincia.
Pronta per il tour?
I teatri mi piacciono molto, aspettavo il disco giusto per questi luoghi: è tutto suonato ed è stato realizzato dal vivo, renderà bene live. I pezzi spaziano dal rock all’acustica, con pochissima elettronica. I biglietti stanno andando bene e ho chiamato per la mia band tante donne. Sia perché sono brave, ma anche per lanciare un messaggio: ce ne sono troppo poche nella musica live suonata.