Se Inter e Porto è una guerra per i quarti di finale di Champions League, i nerazzurri hanno vinto solo una battaglia. Mai come stavolta una delle metafore più trite e ritrite della retorica calcistica è calzante per l’1-0 di San Siro: i nerazzurri passano solo allo scadere, grazie a una rete del totem Lukaku al termine di 90 minuti estenuanti. Peggio saranno quelli in Portogallo.
Chi aveva esultato al sorteggio di Nyon si sarà ricreduto. Certo, sempre meglio che affrontare il Real Madrid o il Bayern Monaco. Ma il Porto di Sergio Conceicao è squadra europea, che non a caso di recente ha eliminato quasi sempre le italiane quando le ha incontrate nelle coppe. Una formazione scorbutica, che ti si appiccica addosso, ti fa giocare male o venir voglia di non giocare proprio. E così ha trasformato anche una gara vibrante, che l’Inter inizia subito col piglio giusto, in un pantano in cui i ragazzi di Conceicao hanno sguazzato a meraviglia. Fino a quando non sono stati traditi dalla loro stessa arma, quell’agonismo dilagante che per 78 minuti ha tenuto a bada gli attacchi nerazzurri, ma che per gli ultimi dieci, dopo la decisiva espulsione di Otavio, ha aperto lo spiraglio in cui si è infilato di prepotenza Lukaku.
È stata una partita sporca, non brutta. Ricca di concetti, organizzazione, occasioni. E alla fine, per fortuna dell’Inter, anche un gol. Gli ospiti difendono strettissimo, lasciano liberi gli esterni, soprattutto Darmian, però poi chiudono la saracinesca in area. Il loro piano funziona: frenato l’ardore iniziale nerazzurro (un colpo di testa alto di Lautaro sul cross al bacio del solito Dimarco, a tutti gli effetti un gol divorato), i ritmi si abbassano e sale la grinta dei ragazzi di Conceicao. Diventa una gara sul filo, in cui l’equilibrio si può rompere in ogni momento. Da una parte, ma pure dall’altra: su una bella respinta di Onana, Grujic avrebbe sulla testa il tap in vincente, ma non trova la porta. I nerazzurri invece recriminano per un mezzo rigore su Darmian che in Italia viene fischiato spesso e in Europa quasi mai. Ma soprattutto per il miracolo di avambraccio di Diogo Jota su una deviazione sotto misura allo scadere del primo tempo. San Siro stava già esultando, invece è sempre 0 a 0.
La ripresa non è diversa. Barella sfiora il vantaggio con un diagonale in girata. Ma due contropiedi fulminei ricordano quanto il Porto possa essere letale: sul secondo, solo una strepitosa doppia parata di Onana salva il risultato. Bisogna sfondare, Inzaghi si gioca Lukaku, subentrato al posto di uno spento Dzeko, ed subito pericoloso: per un centimetro Lautaro non arriva sul suo assist. Manca sempre qualcosa, i portoghesi difendono con i denti. Otavio esagera, ci mette pure i tacchetti e si becca il secondo giallo e un rosso meritato. L’ultimo quarto d’ora in superiorità numerica diventa un assedio. Che proprio Lukaku spezza di testa, sul palo, poi di piede, di forza, finalmente in porta. Il gol è una liberazione, l’Inter sa che avrebbe bisogno anche del secondo e lo cerca, non basta il tempo. Quello che è riuscito a segnare se lo porterà ad Oporto. Così prezioso, dovrà difenderlo gelosamente.