Dopo l'adeguamento delle indennità dei consiglieri regionali alle rivalutazioni Istat – con conseguente aumento in busta paga da 900 euro lordi - alcuni gruppi parlamentari provano a mettere una pezza. Il gruppo di Cateno De Luca chiede l'abrogazione del comma che ha introdotto l'aumento sulla base del costo della vita. Ma sul disegno di legge piomba lo scatto dei pentastellati
Ora è partita la corsa a chi taglia di più. Dopo avere approvato, insieme al bilancio interno dell’Assemblea regionale siciliana, l’adeguamento delle indennità dei consiglieri regionali alle rivalutazioni Istat – con conseguente aumento in busta paga da 900 euro lordi – alcuni gruppi parlamentari provano a mettere una pezza. Se dal gruppo che fa capo all’ex sindaco di Messina Cateno De Luca è venuta fuori una proposta di legge che prevede l’abrogazione del comma che ha introdotto l’aumento sulla base del costo della vita, dal Movimento cinque stelle all’Ars è arrivato un rilancio: “Aboliamo quel comma e, già che ci siamo, tagliamo di circa 4mila euro le indennità dei consiglier”.
Il M5s: “Tagliamo le indennità di 4mila euro”
E così, ecco piovere disegni di legge. Alcuni solo annunciati, altri già depositati. È il caso di quello del gruppo grillino in Assemblea regionale. Un testo breve, ma molto chiaro. “L’indennità spettante ai membri dell’Assemblea regionale siciliana è pari a 4.500 lordi mensili e la diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Palermo è pari a 4.000 lordi mensili”. Questo il testo del primo articolo. Cosa cambierebbe, quindi, in caso di approvazione? Attualmente, il trattamento economico del consigliere regionale parte da 11.100 lordi complessivi. In particolare, l’indennità ammonta a 6.600 euro lordi, mentre la diaria arriva a 4.500 euro lordi. La proposta del Movimento cinque stelle, quindi, prevede un taglio di 2.100 euro dell’indennità e di 500 euro dalla diaria. Il risparmio reale, però, sarebbe ben superiore ai 2.600 previsti dalla legge, visto che, nel frattempo, gli 11.100 euro sono stati rivalutati, dal 2014 in poi, sulla base degli indici Istat, fino all’ultima impennata che ha portato nelle tasche dei consiglieri regionali quasi 900 euro lordi al mese in più. Per arrivare a una cifra di circa 12.500 euro lordi.
Quanto è cara la vita di un consigliere regionale
Già, perché in realtà, prima dello scoppio della polemica sugli ultimi aumenti, in silenzio e anno dopo anno, le indennità dei consigliari regionali erano via via aumentate. È l’effetto automatico di una norma con cui l’Ars aveva recepito in Sicilia la legge Monti sul taglio dei costi della politica. Una norma che riduceva in parte quei compensi, ma prevedeva appunto l’adeguamento alle variazioni Istat. Così, ecco quegli stipendi aumentare progressivamente: già nel 2018 il “saltello” dagli 11.100 euro ai 11.222, che diventano 11.345,54 nel 2019, poi 11.402,27 nel 2020, 11.584,71 euro l’anno dopo e, appunto, ecco il balzo dell’ultimo bilancio che ha portato lo stipendio complessivo oltre i 12.500 euro lordi (12.523,07). “La nostra – commenta il coordinatore siciliano del Movimento cinque stelle, Nuccio Di Paola – è una proposta concreta. Ritengo sia giusto, in un momento come questo, intervenire sulle nostre indennità. Spero che, all’Ars, vengano presi in considerazione tutti i testi presentati e che si possano fare le valutazioni in quella sede, anche attraverso il supporto tecnico degli uffici”.
La polemica durante l’esame della Finanziaria
In effetti, già nelle ore più calde della polemica erano saltate fuori proposte per “mettere una pezza” a quell’aumento. È il caso ad esempio, delle prime mosse di Fratelli d’Italia all’Ars che, dopo avere sentito i big nazionali del partito, avevano assicurato un intervento immediato per “sterilizzarlo”. Poi è stata la volta di Cateno De Luca: i suoi gruppi hanno prima presentato un emendamento alla Finanziaria per abolire la rivalutazione, ma poi, al momento del voto segreto hanno fatto mancare i numeri in Aula e l’emendamento è stato bocciato: “Non volevamo mischiarci con tutti gli altri, ma abbiamo già pronto un disegno di legge”, aveva spiegato a caldo De Luca. “Dobbiamo evitare la beneficenza di circostanza, possiamo ancora abrogare questa legge assurda – commenta Ismaele La Vardera – che è uno schiaffo a chi per prendere 900 euro deve lavorare un mese. Il Parlamento ci metta la faccia e voti io nostro disegno di legge senza chiedere il voto segreto”.
Le altre proposte
E in effetti, il disegno di legge è stato depositato. Ed è già stato incardinato in Commissione Affari istituzionali, come emerge anche dal carteggio tra i gruppi di De Luca e la presidenza dell’Ars. A cominciare dalla lettera con cui i due capigruppo di De Luca (Ludovico Balsamo e Salvatore Geraci) annunciavano che non si sarebbero ripresentati in Aula finché non si fosse avviato l’iter d’esame del loro ddl. La risposta del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno è arrivata martedì: conferma che il disegno di legge è stato già assegnato alla Commissione. “È, infatti, a tutti nota la sensibilità di questa Presidenza rispetto al tema del contenimento e della razionalizzazione dei costi della politica, specie in un momento così delicato per il sistema economico siciliano”, puntualizza il presidente dell’Assemblea. Adesso, però, su quel disegno di legge piomba il rilancio dei Cinque Stelle: stop alla rivalutazione Istat, ma anche un bel taglio agli stipendi. Chi ci sta?