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Ucraina, il fondatore della Wagner attacca la Difesa russa: “Dateci le munizioni”. E accusa Shoigu di tradimento

Evgheny Prigozhin, che da tempo attacca pubblicamente i vertici militari del Cremlino, si appella ai cittadini russi, affinché facciano pressione sull'invio di munizioni destinate ai suoi uomini al fronte. Secondo il Consiglio per la sicurezza nazionale Usa più di 30mila mercenari della Wagner, in prima linea nella battaglia del Donbass, sono rimasti feriti o uccisi nel corso del conflitto in Ucraina

Attacca i vertici militari di Mosca e chiede ai russi di fare pressione affinché arrivi una sola cosa al fronte: le munizioni. Evgheny Prigozhin, fondatore del gruppo di mercenari russi Wagner che sta combattendo in Ucraina ma anche in Siria e in diversi Paesi africani, continua a martellare contro il responsabile della Difesa – che accusa già da alcuni giorni di “alto tradimento” – e di voler distruggere i suoi uomini lasciandoli senza proiettili. Oggi l’ex detenuto originario di San Pietroburgo – a capo di un impero che spazia dai servizi di catering alle scuole ai militari ai mercenari impegnati in Ucraina – chiede a ogni russo di esercitare pressioni sulle forze armate perché condividano le loro munizioni con i suoi uomini. “Se ognuno al suo livello si limitasse a dire ‘date le munizioni alla Wagner‘, come già avviene sui social media, avremmo fatto un passo importante”, ha scritto su Telegram. “Li costringeremo a darci le munizioni”, ha aggiunto. Da giorni Prigozhin attacca il ministro della Difesa Sergei Shoigu dicendo che ‘non le stava più fornendo e i suoi militari stanno subendo enormi perdite’. E l’ha accusato di essere un ‘traditore‘. Secondo il Consiglio per la sicurezza nazionale Usa più di 30mila mercenari della Wagner, in prima linea nella battaglia del Donbass, sono rimasti feriti o uccisi nel corso del conflitto in Ucraina. Di questi, novemila sono stati uccisi in azione, la metà dei quali da metà dicembre. Wagner, ha continuato il portavoce John Kirby, tratta le sue reclute come “carne da cannone, gettandoli letteralmente nel tritacarne, senza pensarci due volte”. Il gruppo, ha proseguito, “continua a fare pesantemente affidamento sui detenuti nella sua offensiva per Bakhmut, e non ci sono segni che questa tendenza sia cambiata”.

Le accuse a Shoigu di lavorare “per il nemico” – Già due giorni fa Prigozhin aveva pubblicamente inasprito il confronto con il Ministero della Difesa russo a causa della sospensione delle forniture di munizioni ai suoi mercenari, motivo per il quale – sostiene – i suoi combattenti stanno subendo enormi perdite. “A chi devo chiedere scusa? A chi devo obbedire ora che i miei ragazzi muoiono due volte più di prima? Oggi il doppio dei combattenti dell’organizzazione Wagner e di altre unità viene ucciso ogni giorno, e non possiamo proteggerli a causa della totale mancanza di munizioni”, ha detto Prigozhin. Inoltre, pur non facendo direttamente il suo nome, ha accusato Shoigu di lavorare per il nemico, e ha pure menzionato la vacanza della figlia del ministro a Dubai: “Coloro che ci impediscono di vincere questa guerra lavorano direttamente per il nemico. Stanno aiutando il nemico a spezzare la schiena della Russia. Voi fate colazione, pranzate e cenate con piatti d’oro e mandate le vostre figlie, nipoti e amici a riposare a Dubai, senza esitare, nel momento in cui un soldato russo sta morendo al fronte, vi chiedo di darci le munizioni”, ha sottolineato Prigozhin.

Prigozhin e Ramzan Kadyrov, leader della Cecenia, da tempo non risparmiano critiche ai vertici politici e militari, forti del sostegno spesso decisivo che le loro truppe hanno dato all’esercito regolare. Da figure abituate ad operare nell’ombra, Prigozhin e Kadyrov hanno assunto sempre più i tratti di personaggi pubblici (il primo ammettendo per la prima volta di essere il fondatore della Wagner) e ponendosi alla testa dei tanti nazionalisti delusi dall’andamento del conflitto. Tanto che qualcuno comincia a pensare che possano avere anche delle ambizioni politiche. Tutto ciò avviene nell’assenza di una efficace opposizione democratica, complice l’ulteriore giro di vite impresso dalle autorità con l’avvio della cosiddetta ‘operazione militare speciale’.