Per molti genitori milanesi la prossima estate potrebbe essere un’estate da brividi. Senza la possibilità a giugno e luglio di mandare i figli in uno dei centri estivi comunali e la necessità di trovare qualcuno che badi loro per non dover rimanere a casa dal lavoro. Sempre che Palazzo Marino non ottenga i fondi che il sindaco Giuseppe Sala chiede al governo per continuare a garantire un servizio che negli ultimi anni si è rivelato sempre più essenziale per le famiglie. Al momento è garantita l’apertura dei centri estivi solo per i bimbi che frequentano nidi e scuole dell’infanzia comunali, mentre rischiano di rimanere fuori quelli che frequentano nidi e materne statali e paritarie e tutti i bambini sopra i sei anni. Ridimensionati anche i posti delle case vacanza del comune: al momento quest’anno ne sono previsti 700, 2mila in meno dell’anno scorso. “Se i centri comunali non apriranno, molte famiglie non sapranno come fare”, dice Valentina, mamma di un bambino che frequenta la terza elementare nella scuola di via Dolci, in zona San Siro. “Già l’anno scorso i posti disponibili non erano sufficienti per tutti. Pur non essendo credenti, noi abbiamo dovuto ripiegare per due settimane sull’oratorio. Ma gli oratori di solito ospitano i bambini solo nella seconda metà di giugno. Per una settimana abbiamo dovuto mandare nostro figlio a un campus privato. Quelli più economici costano sui 100 euro a settimana, ma arrivano anche a 300 più i pasti. Poi per fortuna siamo stati ripescati al centro comunale per l’ultimo turno bisettimanale, dove con il nostro Isee abbiamo pagato solo 30 euro a settimana”.

Difficoltà che quest’estate potrebbero colpire molte più famiglie. Per ora a mancare nel bilancio del comune è uno stanziamento da 5 milioni di euro: 3 milioni, metà dei quali di solito viene rimborsata a posteriori da trasferimenti statali, necessari per far partire i centri estivi anche per i bambini sopra i 6 anni e 2 milioni per non tagliare i posti nelle cinque case vacanza comunali. Soldi che la giunta Sala auspica di ottenere da Roma.”La messa in sicurezza dei servizi 0-6 anni è stata la nostra priorità in un momento molto difficile”, ha spiegato a fine gennaio Anna Scavuzzo, vice sindaca di Milano e assessora all’Istruzione. “In tutti i tavoli, in sede di approvazione della finanziaria, abbiamo fatto presente che avevamo bisogno di risorse per i servizi dell’estate, ma abbiamo ottenuto solo dinieghi”. Per mettere a budget le risorse necessarie per i centri estivi c’è tempo fino ad aprile, in modo da avere il tempo di appaltare il servizio alle cooperative che di solito si occupano dei bambini sopra i sei anni (nei centri estivi per i bimbi di nidi e materne lavorano gli educatori del comune).

Ma come si è arrivati a questo punto? I conti del comune sono in sofferenza: come hanno spiegato in conferenza stampa il sindaco Sala e l’assessore al Bilancio Emmauel Conte, gli aumenti del prezzo dell’energia causeranno nel 2023 extra costi per 27 milioni di euro, mentre l’inaugurazione della nuova linea 4 del metrò porterà a una nuova spesa di 42,5 milioni. A fronte di maggiori uscite che dunque si aggirano attorno ai 70 milioni, Palazzo Marino lamenta la riduzione dei trasferimenti da Stato e Regione per 52 milioni. La giunta Sala è riuscita così a garantire solo il finanziamento di servizi obbligatori per legge o considerati essenziali, mentre ha tagliato i fondi di solito trasferiti ai municipi per iniziative a loro delegate e i fondi stanziabili anche in un secondo momento, come quelli per i centri estivi, per i quali – come detto – c’è tempo fino ad aprile. “Se il governo non ci dà fondi è difficile perché noi siamo in grande difficoltà – ha detto Sala -. Noi non vogliamo tagliare i centri estivi, ma vedremo quante risorse riusciremo ad avere dal governo, con cui stiamo già parlando”. A rischio è un servizio a cui l’anno scorso sono stati iscritti 3.200 bambini sopra i sei anni, divisi nei centri dislocati in 41 scuole, e che aveva in lista d’attesa ben 1.500 ragazzini.

“Una città come Milano non può permettersi la chiusura dei centri estivi”, nota Chiara Maria Ponzini, voce del movimento Priorità alla Scuola. “È ancora una volta messo in discussione il diritto al lavoro delle donne, vale a dire di coloro che nella maggioranza dei casi si occupano anche della cura dei figli. La scuola, in tutte le sue declinazioni, resta per noi al centro della protezione e dell’estensione di diritti fondamentali come quello del lavoro femminile e dell’educazione all’uguaglianza. Siamo consapevoli che i fondi debbano arrivare dal governo ma pensiamo anche che una giunta di centrosinistra non possa dire alla città che andremo incontro a un’estate senza un servizio come questo, un sevizio di welfare di base”. Ragioni per cui tre settimane fa Priorità alla Scuola ha lanciato una petizione che in poche ora ha superato le 2.000 firme, in cui si sottolinea che tagli a centri estivi e case vacanza “peserebbero enormemente sulle famiglie, in primis sulle donne e soprattutto su quelle con redditi più bassi o che comunque non hanno opzioni alternative in termini economici (campus privati), o sociali (sostegno familiare, principalmente nonni, ecc.). Senza dimenticare che i centri estivi comunali garantiscono da sempre l’accoglienza di numerosi/e bambini e bambine con disabilità, che difficilmente troverebbero proposte alternative, valide e a costi calmierati, come quelle comunali”. Preoccupazioni su cui si sente di tranquillizzare i genitori Matteo Forte, consigliere comunale di Fdi in procinto di lasciare l’aula di Palazzo Marino dopo essere stato eletto al Pirellone: “Non so se si arriverà davvero a tagliare i centri estivi. Questo è un tema molto delicato per le famiglie e proprio per questo la giunta Sala lo ha scelto per intraprendere un braccio di ferro col governo, con l’obiettivo di ottenere più trasferimenti da Roma”.

La petizione

@gigi_gno

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