Asda consente di comprare non più di tre confezioni di pomodori, peperoni e lattuga. Morrisons ha invece annunciato il limite di due a testa su prodotti come i cetrioli. Secondo Justin King, ex ad di Sainsbury's, il divorzio di Londra da Bruxelles ha "drasticamente colpito" il settore e il Paese è diventato troppo dipendente dalle importazioni anche perché i produttori in serra sono stati esclusi dai sussidi alle imprese per il caro energia
Da giorni alcune catene di supermercati del Regno Unito, dall’Inghilterra alla Scozia, hanno razionato le quantità di verdure acquistabili dai consumatori. Asda ha introdotto limiti ad articoli come pomodori, peperoni e lattuga: ogni cliente può comprare al massimo tre di ognuno. Morrisons ha invece annunciato il limite di due a testa su prodotti come i cetrioli. Secondo Justin King, ex amministratore delegato della catena Sainsbury’s, il nuovo allarme scaffali vuoti è dovuto anche alle conseguenze della Brexit perché il divorzio di Londra da Bruxelles ha “drasticamente colpito” il settore. Per King i prodotti che adesso scarseggiano, come pomodori, peperoni e cetrioli, “in passato venivano prodotti tutto l’anno” nel Paese all’interno delle serre, mentre ora sono importati nell’isola in inverno soprattutto dal Nord Africa. “Il Kent settentrionale, ad esempio a Thanet, disponeva delle serre più grandi d’Europa”. Il settore dei supermercati è stato penalizzato, oltre che dalla Brexit, anche dalla decisione del governo di escludere i produttori in serra dai sussidi alle imprese per il caro energia, ha detto. Secondo King la decisione di adottare dei temporanei razionamenti da parte delle grandi catene va nella direzione giusta per risolvere problema in pochi giorni ma resta una soluzione a breve termine.
How it begins – “Asda and Morrisons are putting limits on purchases of some fruit/vegetables as supermarkets face shortages of produce.” The shortages are a result of extreme weather in Spain/Africa, where floods, snow & hail have affected harvests” Crops require a stable climate pic.twitter.com/wIrfZb2hvy
— Peter Dynes (@PGDynes) February 21, 2023
La vicenda fa tornare alla mente i precedenti degli anni scorsi, legati almeno parzialmente all’entrata in vigore definitiva della Brexit. E all’effetto di barriere burocratiche doganali che hanno complicato gli scambi con i Paesi dell’Ue a danno di una filiera già non priva di problemi nei rifornimenti di merci in settori come l’agroalimentare. Nel caso attuale, secondo la ricostruzione della Bbc e le spiegazioni degli esperti di British Retail Consortium, un’organizzazione di categoria, la questione sembra connessa più che altro alla relativa penuria di disponibilità all’origine nei Paesi produttori, causata da fenomeni climatici irregolari e maltempo sia in Africa settentrionale sia nel sud della Spagna (ossia le aree dove il Regno si approvvigiona da decenni del 90-95% di questi alimenti fra dicembre e marzo).
Comunque problemi vengono segnalati qui e lì in diverse località del Paese, negli ultimi giorni. E coinvolgono pure qualche supermarket di catene top quali Waitrose, Tesco o Sainsbury’s appunto. Sui social media molti danno la colpa o parte della colpa a Brexit, a conferma di una delusione piuttosto diffusa sui risultati e le troppe promesse mancate del divorzio da Bruxelles: sentiment testimoniato in misura crescente da vari sondaggi in questi mesi e già sfociato in un nuovo neologismo, Bregret, frutto della contrazione fra Brexit e regret (in inglese rammarico o pentimento).