“Risultati importanti”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, parla riferendosi ai primi dati sui flussi migratori verso l’Italia nei primi quattro mesi di governo Meloni. Numeri, spiega, possibili soprattutto grazie alla collaborazione e al lavoro svolto in particolar modo dalle autorità tunisine e libiche che, rispettivamente, hanno bloccato 13mila e 9mila sbarchi. Circa 21mila in tutto. Ciò che però Piantedosi non dice, limitandosi a parlare di una “fase acuta della crisi”, è che rispetto allo stesso periodo del 2022 gli arrivi in Italia sono più che raddoppiati.

“Di fronte a fasi acute di tali crisi, come quella che stiamo vivendo in questi giorni – spiega il ministro -, possiamo contrapporre soprattutto la nostra tradizionale organizzazione per mitigare l’impatto sull’ordine pubblico”. E ha poi voluto sottolineare che “il governo, sin dal suo insediamento, ha messo tra le sue priorità quella del contrasto all’immigrazione irregolare“. Le strategie seguite sono sostanzialmente due: come detto, pressione sui Paesi di partenza delle imbarcazioni lungo la rotta del Mediterraneo per prevenire rischiosi viaggi in mare e minor presenza delle ong impegnate nei soccorsi, considerate da più anime dell’esecutivo come un pull factor, un incentivo per i migranti ad assumersi i rischi della traversata. Una tesi, quest’ultima, che però viene smentita dai numeri. Mentre il ministro esulta per aver “impedito il triplo degli sbarchi”, come titola il quotidiano milanese, è il cruscotto statistico giornaliero del dicastero che lui stesso guida a raccontare una realtà diversa: al 22 febbraio 2023, gli arrivi nel Paese sono stati 12.667, più del doppio rispetto ai 5.273 del 2022 e oltre il triplo rispetto ai 4.156 del 2021.

A quattro mesi dall’inizio dell’avventura governativa del centrodestra, durante i quali è già stato approvato il nuovo e più stringente codice di condotta per le ong impegnate nei salvataggi in mare, quindi, i risultati ancora non si vedono. Anzi, se paragonata a 12 mesi fa, la situazione è nettamente peggiorata. Ma il ministro, nella sua intervista, precisa: “Il nostro è un programma ambizioso che comporta azioni di lungo periodo che non possono essere giudicate dopo solo quattro mesi di impegno di questo governo, che pure qualche risultato tangibile su questo fronte ha cominciato a farlo intravedere”. Non in termini numerici, almeno per il momento.

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