Moda e Stile

Milano Fashion Week, la sfilata di N°21 è una poesia sensualissima. Fausto Puglisi celebra l’identità di Roberto Cavalli con una donna selvaggia che sfila in un rodeo

La prima giornata della Milano Fashion Week ha visto sfilare, tra gli altri, Alessandro Dell'Acqua con la sua Numero Ventuno e Fausto Puglisi per Roberto Cavalli: due stilisti e due brand stilisticamente agli antipodi, uniti da un comune studio sulla sensualità contemporanea

di Ilaria Mauri

Le luci sono soffuse, un’enigmatica nebbiolina pervade lo spazio. Il silenzio, poi la voce calda e suadente di Monica Vitti che riempie lo spazio e riscalda l’ambiente austero del loft industriale dove sorge il quartier generale di Alessandro Dell’Acqua. Si capisce così subito che la sua nuova collezione Autunno/Inverno 2023-24 di N°21 è una poesia sensualissima. Un viaggio intellettuale che esplora e ricodifica l’immaginario della donna borghese, attingendo suggestioni da due pellicole cult della storia del cinema italiano degli anni Sessanta, La notte (1961) e Deserto rosso (1964) di Michelangelo Antonioni, per ricreare in passerella l’allure di quell’erotismo esistenziale incarnato dalla Vitti e da Jeanne Moreau. Come designer, Dell’Acqua scandaglia, indaga e fantastica sulla vita quotidiana di una donna, provando ogni volta, collezione dopo collezione, a tradurre il tutto con la sua moda sensuale e delicatamente elegante. Un lavoro sistematico e appassionato che fa sì che già dalla prima uscita (un look con gonna in finta pelliccia) in sala si levi un coro ammirato di “woow”, perché le sue gonne longuette, i giochi di trasparenza, il rigore dei tagli maschili, le maglie impalpabili e i tubini sagomati mettono d’accordo tutti e intercettano il gusto di donne di ogni età. Sono capi che possono indossare le 20enni così come una sofisticata sessantenne che si diverte a giocare con l'”erotica noia borghese”, perché la personalità con cui sono stati creati gli conferisce una struttura che trascende ogni tendenza. È cifra di stile.

Insoddisfazione e inadeguatezza, disagio esistenziale e atteggiamento di chi è abituata alla nonchalance: più che l’abito può l’attitudine, dice Dell’Acqua. Così abbatte i cliché senza forzature né estremismi, ma con la stessa naturalezza con cui inverte l’allacciatura dei cardigan schiena. O, ancora, con cui pinza i pullover con una spilla a forma di scorpione per farli aderire meglio alle silhouette. Gli abiti in chiffon si sovrappongono alle sottovesti in tulle invisibile, mentre i cappotti hanno sempre una zip sulla schiena che serve per allargare l’abbottonatura sul davanti e a formare una scollatura nuova. Molti effetti trompe-l’œil, come l’abito che nasce da sue sottovesti sovrapposte, la gonna che sembra formarsi da una sottoveste ribaltata o il twin set “nudo” costruito con il nylon totalmente trasparente. Ogni look è sigillato dalle scarpe con il tacco all’incontrario, dettaglio irriverentemente bon ton che incassa commenti d’approvazione tra il pubblico seduto in prima fila. E poi le perle, accessorio simbolo di quell’allure borghese anni Sessanta: “Quelli sono gli anni della messa in discussione e dell’insoddisfazione provocata dai traguardi sociali raggiunti – spiega lo stilista -. Ma anche quelli della scoperta della sensualità, perfino dell’erotismo, insieme all’uso, spregiudicato per l’epoca, della scaltrezza e della perfidia. Sono gli anni in cui i cliché della provincia italiana e della media borghesia si sgretolano messi di fronte a un mondo in mutazione. Oggi mi interessa lo stesso atteggiamento che ricerca il nuovo senza nascondersi nella comodità delle certezze e per questo ho messo insieme molti cliché del guardaroba femminile per meglio identificarli, stravolgerli, abbatterli o semplicemente per sdrammatizzarli. Ho scelto di lavorare non attraverso le forme e i volumi ma dando ai vestiti la possibilità di mettersi al servizio di un linguaggio del corpo molto libero che così diventa automaticamente anche molto sofisticato”, conclude Alessandro Dell’Acqua.

L’attenzione al corpo è centrale anche nel rodeo che Fausto Puglisi mette in scena per la collezione Autunno/Inverno 2023-24 di Roberto Cavalli. Qui, però, si fa un balzo in avanti di un decennio e in pedana si ritrovano i pantaloni con la maxi zampa tipici degli anni Settanta, così come i tocchi country, la pelle, le frange e le influenze di tutto il mondo del Far West americano. Il contrasto tra il calore (fisico e metafisico) della passerella contrasta con la candida austerità di palazzo Mezzanotte, la sede della Borsa italiana scelta come location della sfilata che si è tenuta nella serata di mercoledì 22 febbraio in apertura della Milano Fashion Week. Puglisi ha pienamente interiorizzato l’universo del fondatore della casa di moda, lo ha assimilato nel profondo delle sue cellule e adesso il Dna di Roberto Cavalli è anche il suo. Non c’è capo che non sia riconducibile alla storia del marchio che è fatta di stampe animalier, di tinte accese, fantasie imponenti, denim e tessuti potentemente materici. Un’identità marcata che si è consolidata nell’immaginario divenendo iconica. E poi la sensualità forte, marcata, impersonata da queste giovani donne selvagge nell’animo che calcano l’arena con impeto e audacia, misurando il terreno con ampie falcate marcate dai tacchi con plateau imponente che indossano. Sono padrone dello spazio e lo attraversano tutto incrociandosi tra loro con un ritmo quasi ipnotico, incalzato dai bassi che risuonano nell’aria.

È una sfilata mitica, mitologica e a tratti quasi mistica: ci sono i lunghi abiti di seta, le pellicce (rigorosamente faux fur), le piume, lo chiffon, le tutine a rete, le scollature, la pelle in versione patcwork e persino una riedizione dell’iconica stampa Accendino del 1991. La decorazione è totale, così come nel gusto del fondatore della casa di moda: “Puglisi ricrea un ideale viaggio nel Southwest americano, carpendone lo spirito libero, il modo sensuale di godere della decorazione, mentre insegue Millicent Rogers e Georgia O’Keeffe come muse del momento, e non solo – si legge nella nota del brand -. Che coppia improbabile: una esuberante fino all’eccentricità, l’altra severa e asciutta. Questo è il tipo di contrasto che Fausto ama. Queste donne dalle personalità molto diverse, tuttavia, hanno più somiglianze di quanto ci si aspetterebbe: entrambe sono finite a vivere in un ranch nel New Mexico, ed entrambe hanno usato l’abito come continuazione e parte integrante del loro modo di essere ed esprimersi”. Una femminilità marcata che trascende, però, ogni distinzione di genere: questi sono capi caratteriali, destinati alle anime ardite e libere come quelle di Puglisi e Cavalli. D’altra parte, la stessa idea di West è emblema di sogni, di spazi sconfinati da esplorare, di possibilità e liberta.

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