“Trovo avvilente la trasformazione di una città martire come Kiev in un set cinematografico globale, dove si va a rappresentare se stessi e a lavorare per ottenere qualche voto in più alle elezioni o per fare qualche punto nel gioco delle alleanze internazionali. Quello è un popolo massacrato, bisognerebbe piegarsi sulla loro sofferenza e non utilizzarla come scenario per comparsate“. Così a Omnibus (La7) lo storico Marco Revelli critica duramente la visita del Consiglio Giorgia Meloni e in particolare quella del presidente degli Usa Joe Biden nella capitale dell’Ucraina.
Revelli poi ribadisce la sua nota posizione sulla guerra: “Se si continua su questa strada, che ormai viene percorsa da quasi un anno e che punta esclusivamente sulle armi, si finisce nell’abisso, cioè in un conflitto sempre più ampio destinato a prolungare l’escalation, che già in corso e che in questi giorni ha subito un’accelerazione. Così si arriva a un conflitto generale in cui si confrontano potenze nucleari che mettono serissimamente a rischio la sopravvivenza dell’umanità. E questo fatto non può essere omesso, ma viene regolarmente cancellato nel dibattito“.
Lo storico cita poi il giornalista Domenico Quirico, ospite della trasmissione: “Ci ha dato una straordinaria lezione sull’orrore della guerra, che cancella ogni traccia di umanità e di bontà: in guerra non vincono i buoni, non ci si può permettere di essere buoni perché altrimenti si muore. E questa verità l’ho sentita fin da bambino nei racconti di mio padre. Ecco perché le guerre devono essere messe al bando e il lavoro di chi sta dalla parte della pace è così arduo e difficile, ma anche così importante. Bisognerebbe impedire che le guerre nascessero e, quando nascono, si deve cercare di farle finire il prima possibile, perché altrimenti anche i migliori ne vengono travolti”.