“Ignazio La Russa omofobo? Io dico di no. Altrimenti non potrei nemmeno guardarmi allo specchio”. A sorpresa, Vladimir Luxuria è scesa in campo per difendere il presidente del Senato, da due giorni al centro delle polemiche dopo l’intervista a Belve durante la quale, alla domanda di Francesca Fagnani sulla sua ipotetica reazione al coming out di un figlio, ha risposto che avrebbe accettato “con dispiacere la notizia perché credo che una persona come me, eterosessuale, voglia che il figlio gli assomigli”. La Russa ha poi innestato una parziale retromarcia già ieri (“sui figli gay avrei dovuto dire ‘non lo so’. L’importante è rispettare l’identità altrui”, ha risposto al Corriere della Sera) ma le sue parole continuano a fare clamore.
Proprio raccontando dei suoi rapporti con La Russa, oggi Luxuria è intervenuta con una lunga intervista a Libero in cui racconta di un episodio che risale al 2007, quando era deputata e riceveva molte richieste di aiuto da parte da parte di persone della comunità Lgbtqi+. Un giorno le arrivò la lettera di una ragazza trans che si era trasferita dalla Sicilia ad una città del nord dopo che il padre e il fratello non aveva accettato il suo percorso di transizione. “Parliamo di un contesto un po’ difficile, in una famiglia con dei precedenti penali. La mamma, invece, l’aveva accettata. Nonostante questo, andar via era stata di fatto una scelta obbligata”, rivela Luxuria senza fare il nome della ragazza, che nel frattempo si era trasferita a Milano trovando prima lavoro e poi anche un fidanzato. Tutto cambia però quando alla madre viene diagnosticata una brutta malattia, cosa che tiene “nascosto finché può al figlio, diventato figlia, ma quando ormai non le restava molto da vivere, le dice tutto. Lei vuole tornare a casa. Ma il padre e il fratello sono inflessibili, le intimano di non provarci nemmeno. E sto usando un eufemismo”. È a quel punto che entra in gioco La Russa: Luxuria scopre che il sindaco del paese è amico intimo, “quasi un allievo” dell’allora deputato, gli chiede un appuntamento e soprattutto un aiuto. “Gli raccontai tutta la storia e lo vidi sinceramente scosso dalla vicenda. Chiamò il sindaco. Quest’ultimo fece in modo che quella ragazza potesse tornare a casa in sicurezza, il tutto monitorato dalle Forze dell’Ordine”, svela Luxuria. Il sindaco però fece anche altro: parlò con il padre e con il fratello della ragazza e fu talmente incisivo che quel ritorno a casa si trasformò nell’occasione per riconciliarsi con i due. “Alla fine la accettarono”, spiega. Per Luxuria, La Russa ha saputo dimostrare solidarietà indipendentemente dalle sue battaglie politiche e, rispetto a Belve, lo “assolve”: “La risposta che ha dato non è stata il massimo. Ma non ha mica detto ‘chiamo l’esorcista’. Confrontarsi con un figlio che ti confessa di essere gay sarebbe complicato per chiunque, anche per un padre di sinistra. Spesso quello tra padri e figli non è un percorso facile”.