Nel quartiere fiorentino di Campo di Marte, a pochi minuti di treno dalla stazione centrale di Santa Maria Novella si trovano le tre vetrine che ospitano la sede locale del partito, del movimento giovanile e del centro sociale della destra identitaria. Per tutti l'indicazione è quella di non parlare. Il coordinatore cittadino di Fratelli d'Italia a ilfattoquotidiano.it: "Qui non è mai stato facile fare volantinaggio"
In via Frusa 37 è tutto sbarrato. Nel quartiere fiorentino di Campo di Marte, a pochi minuti di treno dalla stazione centrale di Santa Maria Novella, le tre vetrine che ospitano la sede locale di Fratelli d’Italia, Azione Studentesca e Casaggì stanno una di seguito all’altra e sono tutte con le serrande chiuse. L’unica a mezz’asta è quella di Casaggì, centro sociale di “destra identitaria” attiva sul territorio dal 2005. Dopo aver suonato il campanello, appare sullo sfondo un uomo. Con un mazzo di chiavi apre la porta a vetri dell’ingresso. Rimane con un piede dentro e uno appena fuori dall’uscio: non può rispondere a nessuna domanda. L’associazione ha deciso di non autorizzare nessuno a rilasciare dichiarazioni ai giornali e il responsabile, raggiunto telefonicamente perché non presente in sede, glielo conferma. Mentre spiega queste cose arriva in via Frusa un altro militante. I due si scambiano il saluto “gladiatorio”, tipico gesto dei camerati: affiancano i due avambracci destri l’un l’altro e si danno una reciproca stretta al di sopra del polso.
Sono passati cinque giorni dall’aggressione del 18 febbraio di fronte all’ingresso del liceo Michelangiolo di Firenze e tutta Italia ne parla, tranne i diretti interessati. I due studenti del collettivo di sinistra Sum, presi a calci e pugni davanti alla loro scuola, contattati da ilfattoquotidiano.it preferiscono non rilasciare interviste. Così come le associazioni di destra vicine ad Azione Studentesca, il movimento giovanile legato a Fratelli d’Italia di cui fanno parte i sei ragazzi (tre dei quali minorenni) identificati dalla Digos come responsabili dell’aggressione. La procura di Firenze ha aperto un fascicolo: sono accusati di lesioni aggravate da futili motivi e per aver agito in più di cinque.
Sull’uscio del centro sociale Casaggì, confermano la versione che anche altre persone vicine ai movimenti militanti di destra fiorentini hanno dato a ilfattoquotidiano.it: questi episodi di scontri tra giovani studenti appartenenti a fazioni politiche opposte sono sempre avvenuti, “solo che a questo giro c’è la destra al governo, e quindi è diventato un caso nazionale”. Sarebbe tutto un pretesto per attaccare il governo di Giorgia Meloni, dunque. Attacchi che i militanti dei centri sociali di destra cercano di respingere. D’altronde il legame tra queste associazioni e FdI è ben evidente anche solo ad osservare che vivono tutti sotto lo stesso tetto.
Nonostante non sia una struttura partitica, la comunità militante di Casaggì ha scelto negli anni di collaborare con alcuni partiti e liste elettorali, in particolar modo con FdI. Qui, infatti, sono cresciuti e si sono formati alcuni di quelli che adesso sono esponenti di rilievo della sezione locale del partito, tra cui il capogruppo Fdi in Consiglio regionale della Toscana, Francesco Torselli. La versione dei meloniani su quanto avvenuto il 18 febbraio è stata più volte espressa. Lo stesso Torselli, nel Consiglio regionale del 22 febbraio, ha derubricato quanto accaduto a “violenta rissa”, rinnegando la natura politica dell’aggressione. Si tratterebbe di uno scontro tra giovani nato durante un diverbio. Non un agguato intenzionale e premeditato da parte dei militanti di Azione Studentesca, come, invece, sostengono gli aggrediti e le circa tremila persone che hanno sfilato in un corteo antifascista nelle strade di Campo di Marte il 21 febbraio.
“Abbiamo condannato la violenza avvenuta davanti al Michelangiolo il giorno stesso”, rivendica al ilfattoquotidiano.it Jacopo Cellai, coordinatore cittadino di FdI. “Abbiamo sempre auspicato che il confronto, seppur duro e aspro, si mantenesse sempre sui binari della non violenza. Questo vale anche per le nostre sezioni giovanili”, continua Cellai. Spiega che il suo partito preferisce aspettare una puntuale ricostruzione dei fatti prima di dare un giudizio definitivo. “Quello che so – dice, ricordando la sua esperienza nelle giovanili del partito – è che non è mai stato facile fare volantinaggio per chi milita a destra a Firenze. Spesso diventa un buon motivo per essere attaccati, anche fisicamente, non solo per essere contestati”. Secondo Cellai, aggredire chi è di destra è accettato a Firenze. “In ogni caso – conclude – un giovane militante può anche sbagliare nella vita, ma questo non vuol dire che sia un fascista. Invece qui in città è così, si continua a portare avanti questa rappresentazione trita che fa parte del passato”.