Il Tg1 di mercoledì sera non ha dato notizia dell’attacco di Volodymir Zelensky contro Silvio Berlusconi (“La sua casa non è mai stata bombardata, mai sono arrivati con i carri armati nel suo giardino”) nel corso della conferenza stampa con la premier Giorgia Meloni in visita a Kiev. Un “buco” difficile da giustificare, considerato che la Rai aveva un inviato, Francesco Maesano, al seguito di Meloni, e che le dichiarazioni del premier ucraino erano state battute dalle agenzie poco dopo le 18:30. La direttrice Monica Maggioni, sentita da Repubblica, si difende evocando un “cortocircuito redazionale, un errore nella catena di controllo, come credo forse qualche volta sarà accaduto anche a Repubblica“.
Fatto sta che il tg delle 20 sulla principale rete del servizio pubblico non ha dato la notizia che avrebbe poi scatenato la reazione di Mosca in difesa dell’ex premier italiano e convinto il Ppe ad annullare un evento in programma a Napoli. Per Maggioni “la nostra posizione è chiarissima, basta guarda le successive edizioni della sera e poi quelle delle sette, delle otto e delle 13,30 del giorno dopo. Peraltro pensare di giocare alla censura di una conferenza stampa internazionale è semplicemente ridicolo”.
Il Pd con Vinicio Peluffo ricorda che l’Agcom ha però certificato “l’eccessivo spazio riservato nei Tg alla premier, ai ministri e agli esponenti della maggioranza, il 70% del tempo di parola”. E rincara accusando il Tg1 e il Tg2 di non aver mandato in onda nelle edizioni principali nemmeno “le divisioni all’interno della maggioranza, nel giorno in cui era stata costretta addirittura a dimettersi una sottosegretaria di Fdi condannata per peculato, con pena confermata nel terzo grado di giudizio”. Segue la richiesta di “un rapido insediamento della commissione di Vigilanza Rai” che a oltre quattro mesi dalla nascita del governo non è stata ancora costituita. Peluffo preannuncia che, se continuerà lo stallo, è pronto a presentare un esposto all’Autorità per le Comunicazioni già la prossima settimana.