Fin dalla sua uscita, lo scorso 15 febbraio, ha macinato ascolti e incollato numerosi telespettatori allo schermo. È la seconda serie tv Netflix più vista in Italia (dietro solo al fenomeno dilagante di Mare Fuori) e la terza al mondo. Numeri alla mano, La legge di Lidia Poët attira e funziona. Merito del cast, in cui spicca Matilda De Angelis nel ruolo di protagonista, ma soprattutto del tema dell’emancipazione femminile (che oggi dovrebbe essere abbondantemente superato e che, ahimè, è ancora centrale), trattato attraverso il racconto della vita di Lidia Poët, prima donna avvocato della storia. Non è sempre oro, però, tutto ciò che luccica. E a stroncare la fiction è intervenuta Marilena Jahier Togliatto (classe 1948), una delle ultime discendenti di Poët: “Mi lasci dire che in quella serie tv non c’è sul serio nulla della mia parente Lidia: ne ho vista una sola puntata e poi ho abbandonato per sdegno”, ha spiegato, come riporta La Stampa.
Una vita a lottare per vedere riconosciuti i propri diritti e rivendicare l’emancipazione non è bastata a Lidia Poët per cambiare radicalmente le cose. Ma a dare una prima scossa alla società, forse sì. La donna, al pari del fratello, non si è mai sposata e gli eredi, oggi, sono ben pochi. Tra Pinerolo e Pomaretto, in Piemonte, vivono gli ultimi discendenti: la più giovane è proprio Marilena Jahier Togliatto, la quale ha accolto negativamente la storia “fin troppo romanzata” dell’antenata. La bocciatura della serie, senza neppure averla vista, è arrivata anche da Valdo Poët, classe 1941 e anch’egli discendente diretto dell’avvocata: “Mi sono bastati i racconti: io l’ho conosciuta quando avevo 7 anni a Diano Marina, ma me ne hanno sempre parlato come di una donna serissima, dedita soltanto allo studio, elegante e riservatissima”, ha dichiarato.
E mentre Valdo Poët ha aperto alla possibilità di vedere qualche spezzone della fiction (“magari ne vedrò qualche pezzo registrato da qualcuno”), Marilena Jahier è davvero infuriata. La prima puntata, infatti, le è bastata per trarre le proprie conclusioni: “Io non l’ho mai conosciuta Lidia, ma in famiglia se n’è sempre parlato tantissimo. Lei ha presente quella scenaccia di sesso all’inizio della prima puntata? E ha esaminato il linguaggio in cui scade a volte Lidia? È vero, è una fiction, ma nell’800 quelle parolacce manco esistevano – ha tuonato –. Insomma, va bene romanzare, ma neanche storpiare così un personaggio che tanto bene ha fatto alla storia dell’emancipazione femminile, mi pare ingeneroso. E di segno opposto al senso che ha voluto dare alla sua esistenza la mia lontana prozia”.
Non solo. Secondo i discendenti di Poët, la serie tv sarebbe piena di altri grossolani errori: “Intanto lei non ha mai vissuto in un villone a Torino. Abitava a Pinerolo, in una casa storica del centro, sopra i portici. Che bisogno c’era di stravolgere la storia? Era già abbastanza avventurosa restando fedeli alla realtà”. Un’altra inesattezza? “Neppure il fratello di Lidia era sposato, mentre nella serie appare e parecchio una moglie: loro due vivevano soli con la servitù, erano una famiglia molto agiata ed entrambi pensavano solo ed esclusivamente al lavoro”. Fra i suoi eredi, anche se nessuno ha potuto conoscerla personalmente, il ricordo di Lidia Poët resiste ancora oggi, nitido, al trascorrere del tempo: “Io l’ho vista al mare – ha raccontato Valdo –. Ero troppo piccolo per farmi un’idea, ma i miei genitori me ne hanno parlato spesso, e posso dire che solo il libro dedicato alla sua vita per ora ha fedelmente raccontato la sua figura”.