I gestori chiedono 50 milioni di euro per prolungare il servizio. Il rappresentante del governo apre, ma spiega che "tre strumenti non semplificano la vita" e "il nostro cellulare dovrà contenere servizi base, come l'identità digitale, titoli di studio o la patente di guida, ma anche i servizi avanzati come i sistemi di pagamento"
Sì al dialogo con i gestori dell’identità digitale Spid per “lavorare a un’intesa nel miglior interesse di cittadini e imprese” e rinnovare le convenzioni, in scadenza il 23 aprile. Ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Alessio Butti, intervistato dal Sole 24 Ore lascia intendere che potrebbe essere l’ultima proroga. “Tre strumenti di identità non semplificano la vita e costano allo Stato“. Serve “razionalizzare gli strumenti per avvicinarci al quadro europeo”. Questione di soldi, dunque. Giovedì il dipartimento per la trasformazione digitale aveva fatto sapere di essere “al lavoro per individuare un cronoprogramma chiaro e condiviso con tutti gli stakeholder politici e tecnici” e di voler convocare dalla prossima settimana gli 11 provider di Spid (Aruba, Etna, Intesa, Lepida, Poste, TeamSystem, Tim, Register, Sielte, Namirial e InfoCert).
Giovedì Butti ha incontrato Assocertificatori, che riunisce gran parte dei gestori e chiede 50 milioni di euro per prolungare il servizio, rivendicando “la piena volontà e disponibilità politica del governo a trovare una soluzione condivisa e sostenibile” e negando di volere “disperdere l’esperienza e il patrimonio innovativo del Sistema Pubblico dell’Identità Digitale” ora che oltre 34 milioni di italiani hanno lo Spid. Un’apertura accolta con soddisfazione dagli addetti ai lavori. Ma dall’intervista emerge l’intenzione di superarlo: “L’Italia sta già sperimentando l’e-wallet, in anticipo rispetto ad altri Paesi europei. Noi abbiamo un percorso di identità digitale europeo in fase avanzata, che dobbiamo non solo seguire ma altresì anticipare per consentire ai cittadini italiani, il più velocemente possibile, di dialogare agevolmente con le pubbliche amministrazioni italiane ed europee”.
L’obiettivo resta dunque quello di arrivare a un’unica identità digitale nazionale “partendo dai presupposti europei”. In dicembre l’idea era quella di utilizzate il sistema carta d’identità elettronica (Cie). Ora però alla domanda se si stia pensando a una app, modello green pass, su cui far convergere Spid e Cie, Butti sembra confermare: “Dobbiamo eliminare le barriere di accesso per garantire a tutti la fruizione semplice dei servizi pubblici con un’unica chiave. Il nostro cellulare dovrà contenere servizi base, come l’identità digitale, titoli di studio o la patente di guida, ma anche i servizi avanzati come i sistemi di pagamento. Tutto questo per il solo obiettivo di rendere un servizio migliore a cittadini e imprese”.