“Dal 2001 tutti i governi italiani hanno avuto un atteggiamento bipartisan a favore della guerra. È preoccupante l’invio di quasi un miliardo di euro di armi dalla sola Italia all’Ucraina con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti”. Nel giorno dell’anniversario dell’inizio della guerra, la presidente di Emergency, Rossella Miccio, fa il punto sui primi dodici mesi del conflitto. “Un anno fa dicevamo che non era con le armi che si raggiungeva la pace. E così è accaduto” spiega Miccio al ilFattoQuotidiano.it. Questo fine settimana l’associazione umanitaria fondata da Gino e Teresa Strada scenderà in piazza insieme alla rete Europe for Peace in oltre 50 città italiane e nelle grandi capitali europee per chiedere il cessate il fuoco e un reale dialogo con negoziati di pace.

Una richiesta che Emergency porta avanti dall’inizio del conflitto insieme a tante altre realtà pacifiste che hanno subito numerose critiche per questa posizione: “C’è stata una sovversione dei valori, mi è sembrato assurdo che chi parlava di pace fosse invece considerato una specie di nemico del bene comune – commenta Miccio – e la responsabilità di è della politica e della stampa che ha alimentato queste polemiche. Non siamo naïf ma siamo convinti che la guerra non sia lo strumento per risolvere controversie”. Una convinzione che l’associazione ha maturato nel corso degli anni. “In quasi 30 anni di lavoro sul campo, non abbiamo mai visto che l’invio di armi abbia avvicinato i tempi della pace” prosegue la presidente di Emergency che dall’inizio del conflitto ha assistito i profughi al confine con la Moldavia e a dicembre è entrata in Ucraina fino alla linea del fronte a Est. “E in futuro stiamo pensando di portare una clinica mobile in quelle zone per raggiungere i villaggi dove da mesi le persone non hanno più un medico di riferimento”.

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