Il nuoto, quella che oggi è unanimemente riconosciuta come la più vincente Federazione del nostro sistema sportivo, orgoglio italiano nel mondo, da due mesi non ha più un presidente e non si sa se, quando e soprattutto chi lo sarà ancora. Quello vecchio, Paolo Barelli, storico capo delle piscine e senatore di Forza Italia, è stato squalificato per due anni dalla Federazione mondiale per violazione del codice etico. Quello nuovo però ancora non è stato eletto: le regole domestiche non lo prevedono, non essendo la condanna definitiva, ma la World Aquatics lo pretende. Un cortocircuito che si è già trasformato in un caso diplomatico internazionale, con tanto di carte bollate, che rischia di danneggiare anche le nazionali azzurre.
Il caso Barelli continua ad arricchirsi di nuovi capitoli, come una partita con continui capovolgimenti di fronte, in cui le squadre segnano un punto a favore ad ogni azione. La vicenda riguarda svariate accuse, dalla famose “doppie fatturazioni” per i lavori alla piscina del Foro Italico in occasione dei Mondiali 2009, ad una serie di presunti pagamenti durante la sua gestione della Len (la Lega Europea) a società a lui riconducibili, fino al contratto tra la stessa Len e la Federazione italiana per gli Europei 2022, perseguite a differenti livelli, penale e sportivo, in Italia e all’estero. Dopo la squalifica di due anni comminata dal Panel etico della Federazione mondiale, è arrivata la notizia dell’archiviazione da parte della Procura svizzera delle accuse a suo carico perché “infondate”, a cui però ha fatto seguito (come raccontato da Repubblica) l’apertura di un ulteriore fascicolo presso la Procura di Perugia per lo stesso esposto presentato dal suo avversario e predecessore alla Len, Bartolo Consolo. Spetterà alla magistratura stabilire come siano andate davvero le cose: ad oggi i punti fermi sono una sentenza di condanna in appello da parte della Corte dei conti per danno erariale per i vecchi lavori al Foro Italico (arrivata dopo l’assoluzione in sede penale) e il nulla di fatto in Svizzera sulle altre denunce.
L’urgenza però adesso diventa capire cosa ne sarà della Federazione. Barelli ha passato la gestione al suo vice e la Fin va avanti come se nulla fosse. Una situazione che non sta bene a World Aquatics: la Federazione mondiale ha scritto una lettera ufficiale (che ilfattoquotidiano.it ha visionato) in cui intima di comunicare entro lunedì 27 febbraio quando si svolgeranno le nuove elezioni, che però la Fin non ha alcuna intenzione di convocare. La questione è capziosa. La Federazione mondiale nella sua lettera cita lo statuto della Fin, in cui però la decadenza scatta solo in caso di impedimento permanente da condanna definitiva. Quella di Barelli lo è in seno alla Fina (dove non è appellabile), ma il dirigente azzurro ha già fatto ricorso al Tas, la Cassazione dello Sport, che per quanto non sospenda l’esecutiva della condanna rimane da sempre riconosciuta come ultimo grado di giudizio sportivo. Infatti per le norme italiane può rimanere in sella e il Coni di Malagò non ha commissariato. Un autentico ginepraio giuridico. In punta di diritto Barelli potrebbe anche aver ragione, ma resta il fatto che sul suo ritorno non ci sono certezze. Il che lascia la Federazione “decapitata” e il coltello dalla parte del manico nelle mani di World Aquatics, che può decidere in modo unilaterale di sanzionare la Fin, e a cascata addirittura le nazionali azzurre. La Federazione più vincente d’Italia a rischio a causa di chi l’ha resa grande. Secondo Barelli un’ingiustizia, sicuramente un peccato.