Proseguono le ricerche di Marco Raduano, 39enne detenuto pugliese evaso venerdì dal carcere di Badu ‘e Carros, a Nuoro, calandosi dal muro di cinta grazie a lenzuola legate tra di loro (il video). Detto “Pallone” o “Woolrich”, originario di Vieste, Raduano è uno dei capi del clan Lombardi-Scirpoli della mafia garganica: si trovava in carcere dall’agosto del 2018, ristretto in regime di “Alta sicurezza 3” per scontare più condanne definitive con fine pena fissato al 2046. Il 3 febbraio scorso gli era stata notificata l’ultima, a 19 anni di reclusione, inflittagli nel processo nato dalla maxi operazione antimafia “Neve di marzo“: a ottobre del 2019, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, i Carabinieri di Vieste decapitarono un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, aggravato dal metodo mafioso, che utilizzava anche armi da guerra. L’evaso è invece ancora imputato nel processo nato dall’inchiesta “Omnia nostra” con varie accuse, tra cui quella di omicidio. Secondo gli investigatori, Raduano è una figura di spicco della guerra di mafia che si sta consumando a Vieste e che dal 2015 conta già una decina di morti, una lupara bianca e dieci agguati falliti. Intorno alle 22 di venerdì nel centro garganico sono stati fatti esplodere dei fuochi d’artificio, probabilmente per “festeggiare” la fuga dal carcere del boss.

“Appena la Polizia penitenziaria ci ha allertato dell’evasione, intorno alle 19, abbiamo avviato il Piano anticrimine in provincia di Nuoro, avvisato tutte le Questure della Sardegna e la Polizia di frontiera nei porti e negli aeroporti dell’isola”, riferisce all’Ansa il questore del capoluogo Alfonso Polverino. “C’è un enorme dispiegamento di forze di Polizia e di uomini in tutta l’isola, mentre la penitenziaria di Nuoro lavora sul fronte interno attraverso l’analisi di telecamere della casa circondariale e testimonianze”, ha spiegato. Quella di Badu ‘e Carros è una prigione di massima sicurezza dove sono rinchiusi diversi condannati per terrorismo e mafia, e da cui nessuno finora era mai evaso. Ci si interroga su come sia potuto succedere che un detenuto del braccio di sicurezza abbia trovato le porte aperte tanto da riuscire a scappare. Dubbi anche sull’orario della fuga: se l’allarme è stato dato alle 19, l’evasione potrebbe risalire a qualche ora prima, intorno alle 17. E prende corpo l’ipotesi che l’evasione fosse programmata e agevolata da persone che lo attendevano all’esterno: “Per calarsi dal muro ha potuto costruirsi una scala fatta con le lenzuola annodate e dei supporti per reggere il peso, una cosa che sembra difficile da realizzare senza averla programmata e studiata”, dice il questore Polverino.

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