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È morto Curzio Maltese, la storica firma di Repubblica aveva 63 anni: dai commenti di politica all’esperienza al Parlamento europeo

Nato a Milano e cresciuto a Sesto San Giovanni, Maltese iniziò la sua carriera di giornalista occupandosi di sport e cronaca per La Notte, Corriere dello Sport e La Stampa. È però a Repubblica e con il passaggio alla politica che avviene la sua consacrazione che lo renderà una delle firme di riferimento della sinistra
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È morto a soli 63 anni Curzio Maltese, storica firma di Repubblica, oggi a Domani, con un’esperienza anche in politica, quando nel 2014 si candidò e venne eletto con L’Altra Europa con Tsipras al Parlamento europeo. Il giornalista era affetto da un male incurabile. A darne notizia è il Domani sulla sua pagina online, mentre il direttore Stefano Feltri gli ha dato il suo addio su Twitter: “Ci ha lasciati un grande giornalista, Curzio Maltese, che abbiamo avuto il privilegio di avere sul Domani. Pur provato dalla malattia, forte della sua passione civile e dell’amore della moglie Paola, si è impegnato fino all’ultimo per un Paese più giusto”.

Nato a Milano e cresciuto a Sesto San Giovanni, Maltese iniziò la sua carriera di giornalista occupandosi di sport e cronaca per La Notte, Corriere dello Sport e La Stampa. È però a Repubblica e con il passaggio alla politica che avviene la sua consacrazione che lo renderà una delle firme di riferimento della sinistra italiana. Per il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari scriverà, per ben 26 anni, dal 1995 al 2021, e dal 1996 fino alla rottura col gruppo terrà anche la rubrica Contromano sul Venerdì.

In mezzo, l’esperienza politica, quando nel 2014 si candida alle Europee come capolista nella circoscrizione del nord-ovest italiano per L’Altra Europa con Tsipras, raccogliendo oltre 30mila preferenze. Risulterà il primo dei non iscritti, ma potrà accedere alle sale della plenaria grazie al rifiuto già annunciato di Moni Ovadia. Rimarrà a Bruxelles per tutta la legislatura, fino al 2019.

La sua attività giornalistica, però, non si interrompe e dopo la chiusura del capitolo Repubblica trova casa nel neonato Domani, dove rimarrà fino alla morte continuando a scrivere di politica italiana ed europea.

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