Di cosa si tratta? Cosa è la diastasi addominale? Lo abbiamo chiesto al professor Giampiero Campanelli, ordinario di Chirurgia dell’Università dell’Insubria, che dirige l’Unità operativa di chirurgia generale - Day&Week Surgery - IRCSS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano
“Dopo 8 anni dalla seconda gravidanza ho scoperto che quello che avevo ha un nome e racchiude tutti i miei sintomi: soffro di diastasi addominale”, racconta Noemi Bocchi, la nuova compagna di Francesco Totti in una storia su Instagram. Di cosa si tratta? Cosa è la diastasi addominale? Lo abbiamo chiesto al professor Giampiero Campanelli, ordinario di Chirurgia dell’Università dell’Insubria, che dirige l’Unità operativa di chirurgia generale – Day&Week Surgery – IRCSS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano. “La diastasi – spiega il professor Campanelli – è una condizione para-fisiologica che si verifica quando i muscoli retti dell’addome, che normalmente sono quasi uniti lungo la linea mediana centrale, la cosiddetta ‘linea alba’, se ne allontanano un po’, in condizioni patologiche oppure di alterata fisiologia della parete addominale”. In assenza di problemi, la linea alba non supera gli 1,5-2 centimetri, mentre in chi ha la diastasi addominale tale distanza è maggiore. Quindi, non si può definire malattia in termini assoluti ma, precisa sempre il professor Campanelli, “è una condizione anatomica frequente soprattutto, ma non solo, nelle donne; dopo il parto, infatti la gestazione comporta non solo l’aumento di volume della cavità addominale, ma anche della pressione interna”, sottolinea l’esperto.
Nella diastasi, i muscoli retti si allungano verso l’esterno anche in senso laterale, a destra e a sinistra, assumendo un andamento curvilineo e si assottigliano. Questa morfologia la notiamo quando ci si alza dal letto e si forma la tipica gobba al centro della pancia. “In qualche caso, possono accompagnarsi ernie ombelicali o epigastriche, da cui fuoriescono porzioni più o meno grandi degli organi addominali”, continua Campanelli. La diastasi addominale può associarsi anche a un decadimento della cute e del sottocute, con relative smagliature, problema che provoca un senso di pesantezza e una sensazione di scarsa robustezza dell’addome, oltre a un disagio estetico. “Tuttavia, chi soffre di diastasi lamenta spesso un dolore lombare, da ricondursi, nella maggioranza dei casi, alla posizione scorretta che si assume a seguito della perdita, da parte dei muscoli retti, della loro funzione di cerniera anteriore”, prosegue lo specialista.
Come si interviene in caso di diastasi dei muscoli retti? Ricorrere direttamente alla chirurgia è spesso un errore, perché frutto della “moda” del momento e di una ricerca ossessiva di una forma fisica perfetta. “Per gli interventi”, spiega Campanelli, “occorre innanzitutto rivolgersi a chirurghi specialisti nella ricostruzione della parete addominale, evitando di affidarsi a persone che si siano improvvisate esperte del settore. È importante la corretta diagnosi, a partire da quella del medico di fiducia, che indirizzerà eventualmente il paziente ad approfondimenti con un’ecografia dinamica e una tac dinamica dell’addome, che permette la simulazione dei movimenti effettuando crunch o la spinta verso l’esterno della cavità addominale. Questo ci dà indicazioni sul distanziamento, l’allungamento e l’assottigliamento di muscoli retti”. Una volta diagnosticato il problema, in base a vari fattori (peso, tonicità della muscolatura, spessore e distanza dei retti, presenza di ernie, desiderio di altre gravidanze), si decide quale sia la cura più indicata.
Le donne in forma, con buona muscolatura, in caso di modesta diastasi – se i retti non sono troppo sottili e distanti non più di 2,5 centimetri – e senza ernie, vanno indirizzate alla fisioterapia, con particolari esercizi mirati al rinforzo dei muscoli larghi dell’addome, soprattutto i muscoli trasversi. Se invece la situazione è più compromessa, è necessario l’intervento chirurgico, per il quale Campanelli fa due precisazioni: “In primo luogo, per risolvere la diastasi dei muscoli retti in maniera corretta, non basta suturare i muscoli retti uno vicino all’altro, come non basta mettere solamente una protesi dietro la parete muscolare. È necessario che i muscoli retti vengano rilasciati dalle tensioni laterali e riportati dolcemente verso il centro, cosa questa che facilita il posizionamento di una protesi dietro i muscoli retti e che consente il ripristino di una normale fisio-anatomia muscolare. Inoltre, la diastasi dei muscoli retti si associa spesso a una piccola ernia ombelicale o epigastrica e a una ptosi della plica cutanea, e quindi è chiaro che l’intervento debba considerare tutti questi aspetti per risolvere il problema in modo completo”.
Come arrivare a riparare bene una diastasi dei muscoli retti in caso di intervento chirurgico? “Abbiamo tre fondamentali approcci”, spiega l’esperto”, un approccio minimale open mediano, con una piccola incisione di circa 5 cm tra l’ombelico e la fine dello sterno, che consenta di realizzare l’intervento di riavvicinamento dei muscoli retti liberandoli dalle loro tensioni laterali e permetta il posizionamento di una protesi retro muscolare. Si può fare in regime di convenzione e quindi a carico del Servizio sanitario nazionale, qualora ci sia prescrizione di intervento chirurgico. Il secondo approccio è in laparoscopia robotica, dove si procede alla stessa identica riparazione scritta sopra ma senza incisioni. Quest’ultimo intervento non lascia nessuna cicatrice, se non i fori della laparoscopia. Il terzo approccio si adotta quando si deve prendere in considerazione anche un risultato di tipo estetico. In questi casi, si interviene con approccio sovra-pubico, in linea di massima laddove vi è la cicatrice di un pregresso cesareo, e vi si associa una mini-addominoplastica o un’addominoplastica, laddove vi siano un eccesso di pelle e smagliature. Questo approccio lascia comunque una cicatrice sovrapubica. Attenzione però ad affidarsi a professionisti e a strutture di assoluta affidabilità, che abbiano sviluppato nel tempo una reale specializzazione nella ricostruzione della parete addominale e non soltanto propaganda sulla cura della diastasi”.
Da sottolineare, infine, che questo problema può interessare anche il sesso maschile che abbia, tra i fattori di rischio, obesità, sedentarietà, fumo e altre cattive abitudini. Sul dubbio se l’attività fisica possa causare diastasi addominale, va precisato che gli esercizi di crunch addominale sono del tutto controindicati quando vi è già una precondizione di diastasi.