Secondo la Flc Cgil sono coinvolti i docenti che percepivano un reddito annuo intorno ai 33-34 mila euro: una platea che era prevedibile potesse andare oltre il paletto fissato già con il solo salario accessorio dovuto a ore eseguite per attività eccedenti l’orario scolastico normale. I sindacati attaccano le una tantum: "Quelle risorse andrebbero messe nella Legge di Bilancio per i contratti"
Lo scorso luglio il governo Draghi ha distribuito 200 euro ai lavoratori dipendenti con un reddito annuo da lavoro fino a 35mila euro lordi. Sei mesi dopo l’esecutivo di Giorgia Meloni sta recuperando a rate da 25 euro mensili sullo stipendio il bonus dato a chi a fine anno ha superato lo scaglione previsto dal decreto Aiuti bis. A pagarne le conseguenze di questa scelta sono soprattutto gli insegnanti che a dicembre si sono visti in busta paga gli arretrati previsti dal contratto già scaduto. Secondo la Flc Cgil si tratta di circa 100mila lavoratori del mondo dell’istruzione che percepivano un reddito annuo intorno ai 33-34 mila euro: una platea che era prevedibile potesse andare oltre il paletto fissato già con il solo salario accessorio dovuto a ore eseguite per attività eccedenti l’orario scolastico normale.
Le organizzazioni sindacali, sempre critiche su una tantum e bonus, anche stavolta chiedono un cambio d’atteggiamento a palazzo Chigi. Per la segretaria nazionale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, “La politica dei bonus è asfittica, va superata. C’è un problema salariale che tocca la questione sociale: le retribuzioni non possono essere ossigenate dai bonus. Quello di luglio è stato un ristoro che non ha cambiato la vita alle persone. Quelle risorse andrebbero messe nella Legge di Bilancio per i contratti, arrivando a firmarli non sempre in ritardo”. Barbacci fa presente tra l’altro che a luglio tra i docenti c’era una particolare attesa per quel bonus segno di un allarme che si registra anche nel mondo della scuola: “In decenni di carriera non ho mai percepito tanta attesa. Ora che se li ritrovano tolti è veramente deleterio”.
La pensa così anche Anna Maria Santoro della segreteria nazionale della Flc Cgil: “La gestione di questo bonus è stata controversa e problematica anche rispetto alla finalità. Una volta dato non andrebbe assolutamente levato anche perché i lavoratori hanno delle buste paga poco trasparenti ove non è sempre chiaro il motivo della sottrazione dei soldi avuti”. Il sindacato di Landini è particolarmente critico sulla gestione di questi soldi a pioggia: “Pensi che i supplenti con contratto al 30 giugno, che ne hanno più bisogno degli altri, hanno rischiato di non percepire nulla perché a luglio non avevano un datore di lavoro. Siamo dovuti intervenire per garantire un loro sacrosanto diritto. I sostegni al reddito messi in atto in questa forma, senza confronto con le parti sociali, sono un buco nell’acqua”. Indubbiamente lo è stato il bonus Draghi: tanti docenti, pur avendo uno stipendio di molto inferiore al resto dell’Europa, ora si vedono riprendere quei soldi per aver superato anche di poco la soglia dei 35mila euro.
Lo sa bene Marcello Pacifico, presidente dell’Anief: “Non si può più procedere con i bonus, serve una ristrutturazione degli stipendi che sia adeguata al costo della vita come la legge prevede. Il Governo deve finanziare l’indennità di vacanza contrattuale al reale costo dell’aumento dei prezzi registrato nel 2022/2023 piuttosto di una tantum che non tutela lo stipendio dei dipendenti”.