Sono 63 le vittime accertatedel naufragio di Steccato di Cutro (Crotone). L’ultimo ritrovamento è quello del corpo di una ragazzina, di età presunta attorno ai 14 anni. Altri cadaveri erano stati recuperati questa mattina nel corso delle ricerche: prima il corpo di un uomo, rinvenuto sulla spiaggia ad alcune centinaia di metri dal luogo del disastro. Un’altra salma è stata individuata in mare, a circa 400 metri dalla riva, da una motovedetta della Guardia costiera ed il terzo a Le Castella, a 3,5 miglia marine dal luogo dell’incidente.

Le persone salvate sono 81, di cui 59 alloggiate nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Ventidue le persone che hanno avuto bisogno di cure mediche. “I sei minori ricoverati in ospedale hanno meno di 12 anni” ha fatto sapere Medici senza frontiere. Le ricerche sono proseguite per tutta la notte le ricerche in mare dei dispersi del naufragio Capitaneria di porto di Crotone, Guardia di finanza e Vigili del fuoco sono al lavoro da ieri. Dalle 6 sono entrati in azione i sommozzatori della Guardia costiera e anche l’elicottero della Capitaneria di porto. Intanto altre due persone sarebbero state fermate, secondo indiscrezioni raccolte in ambienti giudiziari, con l’accusa di essere stati gli scafisti dell’imbarcazione che ieri mattina si è infranta contro una secca davanti la costa di Cutro a poco più di 100 metri dalla riva. Quindi al momento sono tre gli uomini sospettati di aver condotto il barcone di legno si è spezzato e frantumato con la conseguente caduta in mare dei migranti che si trovavano a bordo. Tra le vittime molti bambini, almeno 14 i minori, ed è imprecisato il numero di dispersi. Ottanta le persone che si sono salvate.

Tra le vittime più giovani due gemellini di pochi anni ed un piccolo di mesi. Tra gli adulti 21 donne e 26 uomini. Intere famiglie spazzate via dalle onde. Per 22 persone si è reso necessario il trasporto in ospedale ed uno è in prognosi riservata in terapia intensiva. La Procura della Repubblica ha avviato un’inchiesta per ricostruire la dinamica della tragedia, ipotizzando i reati di omicidio e disastro colposi e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vita dei propri figli” ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi rispondendo alle domande dei giornalisti. Il responsabile del Viminale sugli scafisti dice: Ci stiamo lavorando. È un problema internazionale. Sto andando in Francia per questo”. Le dichiarazioni del ministro hanno innescato una polemica da parte delle ong e non solo.

Il barcone era stato avvistato da un aereo Frontex sabato a circa 40 miglia dalle coste crotonesi ed era stato immediatamente attivato il dispositivo per intercettarlo, con la vedetta V.5006 della Sezione Operativa Navale Gdf di Crotone e il Pattugliatore Veloce P.V. 6 “Barbarisi” del Gruppo Aeronavale Gdf Taranto. Le proibitive condizioni meteo hanno imposto il rientro e la mattina dopo sulla spiaggia di Steccato c’erano corpi e detriti. “Stiamo anche vedendo di ricostruire la catena dei soccorsi ma non ci sono indagini su questo. Stiamo ricostruendo tutti i passaggi dall’avvistamento in poi per ricostruire cosa è stato fatto e confrontarlo con quello che si doveva fare che sembra sia stato fatto. Di sicuro le condizioni del mare erano terribili – ha detto all’Ansa il procuratore di Crotone – Qui mancano uomini e mezzi alle forze dell’ordine. Il governo dovrebbe capire che sarebbe necessaria impostare in modo diverso le strutture. In estate abbiamo tre sbarchi la settimana. Adesso stiamo sentendo i superstiti e poi c’è la fase della completa identificazione. Poi vedremo altri aspetti e cercheremo di ricostruire anche la catena dei soccorsi. Stamani ho parlato con il comandante generale delle Capitanerie di porto e certamente chi portava il barcone non era uno sprovveduto. Probabilmente volevano spiaggiarsi visto che viaggiavamo su una imbarcazione senza deriva. Invece sono finiti su una secca che è conosciuta ai marinai della zona. Come si sono fermati, la barca non ha più retto ai colpi inferti dalle onde e si è letteralmente sfasciata, nel senso che il fasciame non ha retto”.

“Stiamo ricostruendo anche – ha aggiunto il magistrato – tutti i passaggi, dall’avvistamento in poi. Tra l’altro c’è anche una stranezza: dalla barca non è mai partita una richiesta di soccorso. La telefonata internazionale alla Guardia di finanza? È stata una strana triangolazione, ma dalla barca non hanno chiesto aiuto come succede sempre non appena arrivano in prossimità della costa”. Ma i mezzi in dotazione a Guardia costiera e Guardia di finanza erano eventualmente adatti ad operare in quelle condizioni marine? “Il fatto – la risposta del magistrato – è che qua subiamo 3 sbarchi alla settimana nel periodo estivo. La fascia ionica calabrese dovrebbe essere il fiore all’occhiello per questo tipo di interventi e questo non avviene per mancanza di uomini e mezzi. Bisogna attrezzare questi uffici. Il governo deve rendersi conto che è necessario impostare in maniera diversa le strutture. Il Cara di Isola Capo Rizzuto non può essere sempre in sofferenza. Siamo una piccola provincia che regge uno scontro che dovrebbe riguardare l’Italia ma anche tutta l’Europa. Comunque stiamo acquisendo tutti i dati, poi il pm che procede tirerà le somme. Di certo c’è che la barca, di sua volontà, non si stava dirigendo verso il porto di Crotone. Questo è certo”. Capoccia ha poi evidenziato che anche con mezzi più grandi, con quelle condizioni di mare, un eventuale abbordaggio sarebbe stato estremamente rischioso, ricordando quanto avvenne nel canale di Otranto dove una unità militare tocco un barcone di migranti provocandone l’affondamento. Il procuratore di Crotone ha quindi confermato che i reati ipotizzati nell’indagine sono tre: omicidio colposo, naufragio colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

Il barcone, partito quattro giorni fa da Izmir, in Turchia, con un carico di cittadini iracheni, iraniani, afghani e siriani, era stato individuato nella serata di sabato da un aereo del servizio Frontex. Dal porto di Crotone hanno preso il mare due unità della Guardia di finanza, ma le pessime condizioni – con mare forza 3-4 – hanno obbligato gli equipaggi a rientrare. Ma sul punto ieri un ex funzionario di polizia a Non è L’Arena ha dichiarato: “Non è vero che con quel mare non si potevano salvare”. Il Viminale ha minacciato querela.

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