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Qatargate, Francesco Giorgi ha lasciato il carcere. Manca ancora parte della documentazione chiesta dalla difesa di Cozzolino

L’assistente parlamentare finito in carcere il 9 dicembre ha lasciato il carcere di Saint-Gilles per fare rientro nella sua abitazione a Bruxelles, dove si trova ora ai domiciliari sottoposto al regime del braccialetto elettronico

Dopo la decisione dei giudici, Francesco Giorgi, l’assistente parlamentare finito in carcere il 9 dicembre scorso nell’ambito del Qatargate insieme all’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri e alla compagna ed ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, ha lasciato il carcere di Saint-Gilles per fare rientro nella sua abitazione a Bruxelles, dove si trova ora ai domiciliari sottoposto al regime del braccialetto elettronico. Giovedì scorso la Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles aveva deliberato per la scarcerazione di Giorgi, che già a metà dicembre aveva reso una confessione agli inquirenti sulla gestione dei soldi, sotto sorveglianza elettronica. Una decisione alla quale la procura federale belga – in attesa di novità il prossimo 7 marzo sul destino del giudice istruttore Michael Claise, ricusato dall’altro eurodeputato in carcere Marc Tarabella (fermato il 10 febbraio scorso) e attualmente sospeso – non si è opposta. Le pratiche per il trasferimento dell’indagato hanno tuttavia richiesto un’attesa di tre giorni a causa di alcune difficoltà tecniche legate al braccialetto elettronico, che questa mattina sono state risolte. Se non vi saranno ulteriori evoluzioni giudiziarie, un nuovo riesame delle misure cautelari nei confronti del braccio destro di Panzeri sarà messo in calendario ad aprile.

Intanto non tutta la documentazione richiesta a supporto del mandato di arresto europeo è stata messa a disposizione degli avvocati di Andrea Cozzolino (arrestato su mandato europeo il 10 febbraio scorso) e, quindi, non è escluso che domani la Corte di appello di Napoli, chiamata a decidere sulla richiesta di consegna dell’eurodeputato alle autorità belghe, possa concedere un ulteriore rinvio. Secondo i difensori dell’eurodeputato molti atti, della parziale documentazione ricevuta, sono giunti in francese e solo una piccola parte è stata tradotta in italiano. Secondo gli inquirenti di Bruxelles, Cozzolino (nella veste di componente del Parlamento Europeo, di presidente dal 2019 della Delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb e co-presidente della Commissione Parlamentare Congiunta Euro-Marocchina, e anche di componente della commissione speciale “Pegasus”) avrebbe indebitamente ricevuto, per conto del Governo del Marocco, verosimilmente da un tale Atomun, danaro per esercitare le sue funzioni parlamentari europee in modo da favorire gli interessi del Marocco all’interno del Parlamento Europeo. Tutto, inoltre, sempre secondo la Procura Federale Belga (che contesta i reati di organizzazione criminale, corruzione e riciclaggio) sarebbe avvenuto in concorso e in associazione con Pier Antonio Panzeri (ex eurodeputato), Francesco Giorgi (ex assistente di Pier Antonio Panzeri), Eva Kaili (ex vicepresidente dell’Eurocamera), Marc Tarabella (europarlamentare) e Maria Arena (eurodeputata ed ex presidente della sottocommissione parlamentare per i Diritti Umani).