E’ passato un anno e la guerra va a gonfie vele per chi ne vuole fermamente la continuazione fino all’ultimo ucraino oppure fino alla guerra nucleare totale. Mi riferisco al governo statunitense, che ha colto un’occasione senza precedenti per scavare un fossato praticamente incolmabile fra Russia ed Europa e rinsaldare la malferma Alleanza Atlantica, più che mai viva e pimpante, nonostante Emmanuel Macron ne avesse decretato poco tempo fa la morte cerebrale. Beneficiari del massacro anche le industrie belliche che vanno alla grande e quelle dell’energia fossile, che hanno approfittato della crisi degli approvvigionamenti derivante dal conflitto per mettere la parola fine alle energie alternative e incrementare enormemente i propri profitti, mentre il disastro climatico si avvicina sempre più.

Si conferma insomma la tesi espressa da Naomi Klein che ha associato il capitalismo contemporaneo alle catastrofi, tesi confermata anche dal rigoglioso fiorire delle multinazionali chimico-farmaceutiche per effetto della pandemia Covid. I governanti europei, come è giusto che sia, sono in prima fila nella scriteriata escalation che potrebbe portare alla distruzione totale del continente europeo. E quegli italiani sono in prima fila tra quelli europei, laddove l’evidente declassamento subito dal nostro Paese con l’avvento al governo di Giorgia Meloni ci porta sempre più chiaramente dalle parti di Visegrad, in compagnia dei polacchi, un altro governo di destra che ha scelto la sottomissione totale agli Stati Uniti e alla Nato.

Il governo Meloni, insomma, è l’agente più fedele delle politiche antieuropee di Nato e Stati Uniti, anche se si trova in “buona compagnia” dato che al partito degli autolesionisti estremi possiamo senz’altro iscrivere buona parte dei vertici delle istituzioni europee, a cominciare da Ursula Von der Leyen, che evidentemente è passata dai vaccini alle armi, ma si dà sempre molto da fare e Roberta Metsola.

Ci meravigliamo che la gente non va più a votare di fronte a un quadro di simile totale squallore? Meloni, Tajani, Salvini e Crosetto appiattiti fino all’inverosimile su Biden e Stoltenberg. Fanno apparire Berlusconi come un coraggioso leader che è l’unico a dire cose che nessuno è riuscito a dire e cioè che Putin è stato provocato dall’espansione della Nato in chiara violazione degli impegni assunti dall’Occidente nel momento della riunificazione della Germania, e dall’instaurazione, sempre su progetto Nato ed Usa, di un governo nazionalista in Ucraina. Mentre Enrico Letta si profonde in complimenti alla Meloni dato che, come qualcuno malignamente suggerisce, sta pensando al posto di Segretario della Nato come suo prossimo incarico e Conte e Schlein sono chiamati a dare prova di autentico pacifismo, superando i dubbi e le ambiguità che li hanno finora contraddistinti.

La discussione un po’ fatua che si conduce da tempo sulla natura fascista o meno di Meloni e soci pare oggi ravvivata dalle reprimende del ministro Giuseppe Valditara a una preside rea di antifascismo, dalle imprese squadristiche dei fascistelli fiorentini che provano a rilanciare l’infausta pratica dei pestaggi, dalla totale subalternità al padronato e ai ricchi in genere, dai progetti presidenzialisti e di spaccatura del Paese mediante un “federalismo” scriteriato, ma soprattutto dal ripescamento di una infame retorica bellicista, da sempre tratto differenziale di ogni fascismo che si rispetti. Da questo punto di vista l’approccio dei postfascisti meloniani appare addirittura peggiorativo rispetto a quello originario.

Infatti mentre Mussolini mandò l’Italia allo sfascio perseguendo un proprio folle disegno imperialista autonomo, la Meloni e le sue appendici (Letta e simili inclusi) rischiano di portarci alla catastrofe, nucleare ed economica, agendo in qualità di underdog di Stati Uniti e Nato. Stiamo comunque certi che la salvezza dell’Europa non arriverà dal suo interno. Le uniche proposte valide per la pace vengono oggi, oltre che da Papa Francesco nell’esercizio del suo magistero spirituale, dalla Cina e da altri attori extraeuropei come il presidente brasiliano Lula che si è proposto come mediatore tra Russia e Ucraina. Il piano cinese, in particolare riafferma i principi del diritto internazionale, ma anche del più elementare buon senso che dovrebbero servire da cornice al negoziato da aprire al più presto possibile superando le resistenze e il boicottaggio della Nato e dei suoi underdog europei e nostrani.

La Cina richiama il mondo alla ragione e perfino Zelensky dà segni di interesse. Riuscirà il governo italiano a uscire, almeno in quest’occasione, dalla gabbia ideologica dell’Occidente? Riuscirà il popolo italiano a far sentire la propria voce prima di venire sacrificato, al pari di quello ucraino, sull’altare di questa guerra insensata?

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