Dopo 40 anni il governo deve ancora approfondire il caso Emanuela Orlandi. È con questa motivazione che l’esecutivo sta frenando sulla proposta di legge per l’istituzione della commissione d’inchiesta su alcuni casi irrisolti, a cominciare dal quello della ragazza di città del Vaticano scomparsa nel giugno 1983. Oggi la commissione Affari costituzionali ha rinviato il voto su richiesta del sottosegretario all’interno Nicola Molteni, che ha chiesto a nome del governo il rinvio “per approfondimenti“. Il provvedimento è atteso in Aula a marzo. La relatrice al provvedimento, Sara Kelany di Fdi, ha spiegato che il governo non ha indicato che tipo di approfondimenti debba effettuare. “Immagino siano approfondimenti tecnici”, ha detto la deputata del partito di Giorgia Meloni. La notizia del rinvio, però, ha scatenato le opposizioni. “Si dovrebbero chiedere alla presidenza del Consiglio i motivi dell’approfondimento: forse lo ha chiesto il Vaticano“, accusa Roberto Morassut del Pd, autore di una delle due proposte di legge.
Le proteste dell’opposizione e della famiglia – “Ho chiesto al presidente della Commissione cosa debba essere approfondito, ma non me lo ha saputo dire”, ha detto la capogruppo del Pd Simona Bonafè. “E’ a dir poco inconsueto che il governo freni l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta. Possiamo accettare un rinvio di quache giorno, ma non di più. Il provvedimento è stato calendarizzato per l’Aula a Marzo con una decisione presa in Capigruppo all’unanimità”, ha detto Filiberto Zaratti, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra in commissione. “Questa scelta incomprensibile danneggia le famiglie e tutti i cittadini che chiedono di fare luce su questa torbida vicenda”, dice invece Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera. “Adesso sentirò il governo per capire se l’impreparazione con cui sono arrivati in commissione derivi da una loro incapacità di leggere di cosa si discute in commissione e quindi prepararsi prima, o da un fattore politico”, continua l’esponente dei 5 stelle. Protesta pure la famiglia. “Francamente, dopo quarant’anni, non so che cosa si debba approfondire, bisognerebbe cercare la verità e velocizzare il più possibile”, dice Laura Sgrò, avvocato degli Orlandi. “Noi ci auguriamo che questi approfondimenti si risolvano velocemente, la famiglia aspetta risposte da quaranta anni, l’approfondimento andrebbe fatto piuttosto nel senso della verità”, aggiunge Sgrò riferendo che la famiglia non è stata informata di questa decisione della commissione Affari costituzionali.
La maggioranza: “Rinvio per questione tecnica” – In serata è arrivata la controreplica della maggioranza. “Si è creata una tempesta in un bicchier d’acqua. Oggi, su richiesta del Governo, ho posticipato la votazione per una semplice questione tecnica: mancavano i pareri del ministero della Giustizia sugli emendamenti presentati”, ha scritto in una nota il presidente della I Commissione Affari Costituzionali della Camera Nazario Pagano. Sulla questione interviene anche Palazzo Chigi con una nota in cui smentisce alcun ruolo del sottosegretario Alfredo Mantovano sullo stop all’iter di formazione della commissione bicamerale: “Al contrario – si legge nella nota – il sottosegretario Mantovano di recente ha incontrato il fratello di Emanuela Orlandi manifestando la piena disponibilità del governo per tutto ciò che può fare piena luce sulla vicenda
L’indagine del Vaticano – Mentre il governo prende tempo, in Vaticano invece procedono le indagini avviate all’inizio dell’anno. Il promotore della giustizia Alessandro Diddi ha voluto aprire questo dossier sulla ragazza scomparsa a Roma nel giugno del 1983. L’iniziativa sarebbe legata ad una serie di istanze presentate in passato da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. L’avvocato Sgrò aveva in passato scritto anche al Papa il quale aveva appunto indicato di rivolgersi al Promotore di Giustizia. Sul lavoro che sta svolgendo Diddi c’è grande riserbo. E comunque la famiglia non è stata sentita. “Saremo convocati a fine indagine, al momento non possiamo fare niente”, dice l’avvocato della famiglia Orlandi. L’ufficio del Promotore di Giustizia, in merito ad una richiesta di incontro avanzata dalla famiglia, ha infatti risposto con una mail che sarà convocata a conclusione dell’indagine. Quanto alle persone che saranno ascoltate, l’ufficio del Pg non ha dato informazioni ma sarebbero pochi i testimoni dell’epoca ancora in vita che potrebbero avere notizie sul caso.