Il Comitato ‘PER la Valmarecchia’ ha lanciato una petizione sulla piattaforma change.org, chiedendo al governatore Stefano Bonaccini e alla Regione Emilia-Romagna “di attivarsi per fermare i cantieri in corso, prima che sia troppo tardi”. L’autorizzazione è arrivata proprio con una delibera di giunta regionale del 04 aprile 2022
Da un lato i cittadini che si sono sentiti scavalcati dalle istituzioni locali, dall’altro Confesercenti e Confcommercio, preoccupati per l’impatto su ambiente e territorio. Tutti contro il progetto della Società Agricola biologica Fileni di ripristinare un vecchio allevamento in zona Cavallara, tra i comuni di Maiolo, Novafeltria, San Leo e Talamello, in Alta Valmarecchia (nella Provincia di Rimini). Un progetto industriale che prevede 16 nuovi capannoni capaci di contenere dai 500mila agli 800mila polli all’anno (a pieno regime), per fermare il quale il Comitato ‘PER la Valmarecchia’ ha lanciato una petizione sulla piattaforma change.org, chiedendo al governatore Stefano Bonaccini e alla Regione Emilia-Romagna “di attivarsi per fermare i cantieri in corso, prima che sia troppo tardi”. L’autorizzazione è arrivata proprio con una delibera di giunta regionale del 04 aprile 2022. La petizione ha già raccolto 6mila adesioni. E sa di monito: “I cittadini dei sette comuni dell’Alta Valmarecchia hanno scelto nel 2009 di passare in Emilia-Romagna, una Regione che valorizza le caratteristiche e le eccellenze del territorio e si aspettano pertanto di essere tutelati”. Nel frattempo, contro il progetto, si sono schierate anche la Lav (Lega Antivivisezione) e Terra! Onlus.
La petizione rivolta a Bonaccini e alla Regione Emilia-Romagna – “Abbiamo ritenuto importante convocare tutti i sindaci dell’Unione comuni Valmarecchia a un incontro a porte chiuse, che si terrà nei prossimi giorni – spiega il comitato nella petizione – per confrontarci e raccogliere le osservazioni e le considerazioni degli amministratori del territorio in merito a un progetto che preoccupa gli abitanti della Valle e non solo, un progetto mai discusso pubblicamente nel corso di un inter autorizzativo iniziato nel 2020”. Ora che le primarie del Partito democratico sono acqua passata, si chiederà un incontro al presidente della Regione. “Siamo stati contattati anche da parlamentari e consiglieri regionali di diversi schieramenti – racconta il comitato – che hanno mostrato il loro interesse ad approfondire l’iter che ha portato all’autorizzazione dell’intervento, cosa che stiamo facendo supportati da tecnici e legali”.
Quale vocazione – Tra i punti critici del progetto, secondo il Comitato ‘PER la Valmarecchia’, c’è l’impatto su un territorio che vorrebbe puntare al turismo. “L’intervento in corso – scrive il comitato a Bonaccini – riporta la valle negli anni Settanta, senza alcune considerazione degli investimenti realizzati dal GAL Valli Marecchia e Conca, che a partire dal claim ‘Salute, viaggiatore’ sta lavorando per promuovere la valle come territorio vocato al turismo lento ed esperenziale. Anche la strategia approvata nell’ambito della Strategia nazionale aree interne richiama l’idea di ‘paesaggi da vivere’”. A fronte dell’emorragia di abitanti che negli ultimi decenni ha caratterizzato la dinamica demografica dei Sette Comuni dell’Alta Valmarecchia, ci sono cittadini e imprenditori che hanno investito in questo territorio “creando spesso più occupazione dei tre posti di lavoro” che si verremmo a creare per altrettanti ‘addetti stabili’, come risulta dai documenti progettuali presentati in Regione.
L’inquinamento e le altre criticità – Un altro problema è legato all’inquinamento: “Lamentiamo il mancato coinvolgimento di noi cittadini nell’iter autorizzativo di un progetto che andrà a compromettere la qualità dell’aria, per effetto delle pesanti emissioni di ammoniaca e contribuirà al cambiamento climatico, per effetto delle emissioni di metano”. Il comitato ricorda che l’ammoniaca è precursore delle polveri sottili PM2.5, dal 2013 classificate dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro come cancerogeno di classe 1 “elemento mai richiamato all’interno della Delibera 498 del 4 aprile 2022”. Nel maggio 2021, invece, attraverso il Servizio Giuridico del Territorio la Regione ha espresso un parere che stabilisce una presunta continuità aziendale tra il nuovo progetto Fileni e le precedenti gestioni degli edifici adibiti ad allevamento intensivo. Questi, costruiti negli anni Settanta del secolo scorso e rimasti inutilizzati dal 2009, sono passati da allora attraverso due proprietà, un fallimento e parziali crolli dovuti alle nevicate del 2012. “Questo parere avrebbe permesso di aggirare la norma del piano regolatore generale del Comune di Maiolo, del 2007 che non consentiva la demolizione e ricostruzione dei capannoni, cosa che sta avvenendo, ma solo la manutenzione ordinaria, sancendo di fatto la fine dell’allevamento intensivo in Alta Valmarecchia” scrive il comitato, secondo cui una lettura attenta della Delibera 498 “potrebbe aiutare a individuare anche altre criticità, legate ad esempio al dissesto idrogeologico, alle zone di tutela speciale, alla gestione del bosco, tutte superate con interventi ad hoc, varianti ‘su misura’ cucite addosso al progetto Fileni”.
Le considerazioni di Lav e Terra! – Per l’associazione Terra! Onlus si tratta di “un progetto fuori dal tempo, che va in senso opposto rispetto all’urgenza di ridurre la produzione e il consumo di carne in Italia e in tutto il mondo”. La Lega Antivivisezione sottolinea l’urgenza “di ripensare totalmente questo modello alimentare, crudele con gli animali ed ingiusto verso ambiente e persone”. “In Italia sono oltre 630 milioni gli animali terrestri macellati ogni anno, da qualche parte devono pur stare. E se è vero – aggiunge la Lav – che la crudeltà si è spinta molto avanti, prevedendo spazi angusti e sovraffollati, per limitare l’occupazione del suolo e confinare decine di migliaia di animali in capannoni ben nascosti alla vista, è pur vero che prima o poi, tutti, si trovano direttamente coinvolti nella prossima nuova apertura”.