Nell’era in cui i make up artist sono delle star e sui social impazzano i tutorial di trucco, Giorgio Armani riporta l’atto del maquillage alla sua essenza e rivendica l’intimità di questo gesto “come antidoto ad un momento di eccessi teatrali”. “Cipria” è infatti il nome della collezione Autunno/Inverno 2023-24 che ha presentato domenica nella riservata eleganza del suo teatrino di via Borgonuovo, allestito per l’occasione con una scenografia di marmi bianchi e rosa che rievocava il calore degli interni di certe ville in stile Liberty. L’atmosfera era quella tipica di un salotto, con il pubblico accomodato su morbidi cuscini. E non a caso lo show si è aperto proprio con le modelle accomodate su un divanetto, intente a conversare con la confidenza tipica delle amiche che si preparano per uscire, con lo sguardo illuminato da una punta di malizia, il cuore leggero e il sorriso spontaneo. Niente cellulare in mano, piuttosto un oggetto antico e oggi quasi desueto, il portacipria. Un ultimo ritocco al trucco, una spolverata di cipria, uno sguardo al piccolo specchio e poi, con il passo suadente di chi è perfettamente consapevole del proprio fascino, eccole calcare la passerella al ritmo tintinnante delle note di un pianoforte che risuona in sottofondo.
Indossano abiti fluidi e setosi, che scivolano accarezzando il corpo con un fruscio da pelle d’oca. È racchiusa tutta in questa immagine la potenza di questa sfilata: come solo lui sa fare, Re Giorgio ha cristallizzato una situazione assolutamente intima e privata, se vogliamo anche frivola, e l’ha elevata a chiave di volta per il ritorno ad una femminilità perduta, a quell’arte della seduzione tutta personale che era prima di tutto un atto di amor proprio e di cura verso se stessa. L’emblema di questa femme fatale è la donna che prende con grazia tra le lunghe dita affusolate il piumino della cipria e delicatamente lo accosta al viso liberando una nuvola di magica polvere rosa che la avvolge e la illumina conferendole subito carisma e sintomatico mistero. Una donna che sa di cipria, che si è appena messa una nuvola di profumo, più intima e raccolta, persa nei suoi pensieri. E nel suo guardaroba: “Sì, questa è una donna che ha riscoperto la sua intimità, che si dedica del tempo vestendosi con molta cura e attenzione perché vestirsi è uno dei piaceri della vita”, sottolinea Armani.
Ecco allora che sulla pedana il portacipria diventa una clutch, il piumino si fa pelliccia e lo specchio si spegne nella lucida pelle dell’iconica borsa La Prima. A dominare la collezione sono la seta e il velluto, tessuti sensuali per eccellenza. E poi la palette, radiosa e avvolgente come un abbraccio: c’è il beige dorato, il bronzo, il grigio cachemire un tocco di arancio mandarino e poi il rosa, in tute le sue nuances, e il nero supremo. Colori “cosmetici”, appunto, che rievocano ognuno un tocco preciso, dalla terra al kajal, gli stessi che si riflettono non a caso anche nella sua nuova linea Armani Beauty. I volumi sono morbidi, le silhouette allungate, i pantaloni sbucano sotto bluse che diventano tuniche e le giacche segnano il punto vita senza costringerlo. Le suggestioni sono quelle dei primi del Novecento, dell’Art Déco tanto casa allo stilista: ci sono gli scialli che avvolgono il corpo con una sofficezza protettiva, le frange di perline che ondeggiano compostamente, e poi baschi e cuffiette quasi a disegnare luminose acconciature, conferendo allure e mistero. Ricorre il motivo di un fiore stilizzato, sintesi di grazia, delicatezza e discrezione. Tutto all’insegna di quella discrezione che è da sempre la cifra di Giorgio Armani. Con il suo penetrante sguardo di ghiaccio, Re Giorgio è riuscito ancora una volta a mettere a nudo l’animo delle donne, cogliendone bisogni, affetti ed entrando in punta di piedi in quell’angolo assolutamente intimo e privato della casa che è il guardaroba. E se tutto questo può sembrare scontato per un uomo che da oltre quarant’anni crea vestiti per mestiere, sappiate che c’è una grande differenza tra il riempire quegli armadi e il carpire le emozioni spesso anche contrastanti che attraversano la mente di una donna ogniqualvolta si trova a dover decidere cosa indossare. Perché, chiosa ancora Armani, “con i vestiti ci si può divertire e riaffermare la propria libertà”.
Per questo la sua indagine del quotidiano non poteva prescindere dall’ideare una collezione complementare per Emporio Armani, la sua linea più giovane e frizzante. Qui lo stilista ha dato sfogo alla sua vena più eclettica concedendosi una collezione “piena di humor”, per una donna che ben viene rappresentata dal sorriso irriverente e sbarazzino di Noemi Dizler (seduta in prima fila alla sfilata) nel ritratto che le fece Aldo Fallai per una campagna pubblicitaria dell’annata ’94-’95 proiettato nell’Armani Teatro. “Emporio Armani è sempre percorso da una sottile ironia. Questa – spiega ancora Armani – è una collezione che vuol far sorridere, con eleganza: è svelta, corta, dinamica, eclettica. Mi sono divertito a giocare con forme e materie, per offrire alle donne capi e accessori da abbinare liberamente, giocando”. Non a caso il titolo della linea è “Il circo della vita” e mette in scena la liberazione delle energie vitali nella vita urbana. Le modelle sfilano in un’arena circolare che ricorda il teatro elisabettiano in un girotondo caleidoscopico che ipnotizza e confonde maschile e femminile, giorno e notte, tra tocchi di rosa ciclamino e e velluto nero, pantaloni di paillettes, cappelli a bombetta, bretelle, gonne corte e candidi colletti di camicia portati come collana sull’abito da sera. E quando a lui, che ha cambiato la moda, è stato chiesto come invece la moda lo abbia cambiato in questi anni, con candore ha risposto: “La moda è stata un affare, non solo economico, è stata un impegno notevolissimo, soprattutto – sottolinea – perché ho tenuto fermo il mio principio, che la moda è fatta per le donne e non per i giornali”.