Scioperi, tumulti e sommosse. Sono il fattore di rischio emergente per le imprese, individuato nell’ultimo rapporto del primo gruppo assicurativo europeo, la tedesca Allianz. Rabbia per la crescente ingiustizia sociale e il costo della vita che sale, la sfiducia nei governi e nelle istituzioni e la politica sempre più polarizzata, insieme all’aumento dell’attivismo e delle preoccupazioni ambientali, sono i principali fattori che dovrebbero alimentare il malcontento e le conseguenti mobilitazioni. Secondo Allianz l’aumento del cosiddetto rischio Srcc (scioperi, tumulti e disordini civili) implica che le imprese debbano rimanere vigili per fronteggiare le minacce legate a questi fenomeni: oltre a danni materiali a beni ed edifici, si legge nel rapporto, le attività rischiano di subire interruzioni, con conseguenti perdite di ricavi. Manifattura, trasporti, negozi e settore minerario sono indicati come quelli più esposti a questo tipo di rischio.
Il rischio di sommosse risulta in crescita in oltre la metà dei 198 paesi monitorati nel report mentre dal 2017, in tutto il mondo sono scoppiate più di 400 importanti proteste antigovernative. Non sorprende quindi che i “rischi politici e la violenza” siano entrati tra i primi 10 dell’Allianz Risk Barometer nel 2023. “Abbiamo assistito a perdite multimiliardarie negli Stati Uniti, in Cile e in Colombia. Il pericolo sta cambiando e, sebbene molti dei motivi siano universali – economici, politici o ambientali – si manifesta in modo diverso in regioni diverse, con vari livelli di violenza e disordini. La gestione operativa e della sicurezza all’interno delle organizzazioni dovrebbe considerare il clima attuale come un catalizzatore per valutare le migliori pratiche e le politiche di allestimento di sedi e dipendenti per potenziali disordini civili e per costruire la resilienza”, afferma Srdjan Todorovic, responsabile della ricerca. Poco più della metà delle proteste contro i governi che si sono svolte nel 2022, sono state innescate da un crescente disagio economico. Il clima di fiducia sulle prospettive economiche è sceso durante l’anno ed è pricipata la quota di coloro che pensano che tra cinque anni staranno meglio di oggi. “Se osservo le classifiche di quest’anno e mi concentro sui rischi relativamente contenuti ma emergenti, il mio primo pensiero va a quelli politici e sociali”, ha dichiarato Ludovic Subran.