Mercoledì mattina alle 11 l’Istat dovrebbe diffondere il comunicato sui conti pubblici del 2022. Quest’anno è molto atteso perché sarà il momento della verità riguardo all’impatto della cessione dei crediti legati ai lavori edilizi sull‘indebitamento dello Stato. Nelle ore delle ultime lavorazioni sui dati, però, il clima all’istituto di statistica è stato decisamente teso. Lunedì, dopo un’assemblea molto partecipata, un gruppo di lavoratori ha occupato la presidenza contro una modifica nella gestione del lavoro agile: ultima goccia nell’ambito di relazioni sindacali che erano difficili fin dalla discussa nomina a presidente di Gian Carlo Blangiardo (ora in attesa di riconferma) e si sono deteriorate da quando alla direzione del personale è stato chiamato l’ex viceprefetto Marco La Commare. “Ora sono all’insegna dell’autoritarismo e di provvedimenti inopinati contro il personale”, attacca il ricercatore Lorenzo Cassata, rsu per la Flc Cgil. Sullo sfondo ci sono anche le preoccupazioni per la prevista esternalizzazione di tutte le funzioni informatiche, prevista dal Pnrr e messa in rampa di lancio dal governo Draghi, che per i sindacati mette a rischio l’indipendenza stessa dell’Istat.

Martedì è andata in scena una nuova puntata. “Avevamo convocato un’assemblea nella sede di contabilità nazionale, in via Depretis, dove oggi si sta chiudendo il lavoro sui conti pubblici”, spiega Cassata. “Non è stata autorizzata per “motivi di sicurezza” legati all’assenza di spazi adeguati. La direzione del personale ci ha invitati a non entrare. All’uscita, dopo aver invitato i colleghi a venire in assemblea e non dare disponibilità al lavoro notturno per chiudere il comunicato, abbiamo trovato affisso alle porte un inedito ordine di servizio che vietava l’ingresso avvertendo che sarebbe stato considerato violazione disciplinare“. Tornati nella sede centrale di via Cesare Balbo, dove era stato prospettato un incontro con Blangiardo, “ci hanno fatto sapere che il presidente avrebbe incontrato tre rappresentanti solo tra una settimana“. Cioè il 7 marzo, quando però è previsto un presidio degli enti di ricerca al ministero della Pa per protestare contro la mancata distribuzione a quelli non vigilati dal Miur delle risorse previste per la valorizzazione del personale.

Nel frattempo sul sito dell’Istat era stata pubblicata, tra i comunicati in evidenza, una nota intitolata “una soluzione stabile per il lavoro agile dietro la protesta di una parte dei lavoratori”. In cui l’istituto rivendica la “decisione di rendere il lavoro agile un istituto giuridico stabile, prevedendo la possibilità di fruire di 10 giorni di lavoro agile al mese, anziché 20 giorni ogni due mesi” – decisione presa unilateralmente senza consultare i sindacati, nota la rsu, e dopo aver garantito che la modalità precedente sarebbe stata prorogata per tutto l’anno -, i concorsi per assunzioni a tempo indeterminato e le procedure selettive per avanzamenti interni. Cassata ribatte che “le “procedure concorsuali concluse” sono concorsi del 2018, banditi sotto il precedente vertice. E nonostante i nuovi ingressi il personale Istat non raggiunge le 2mila unità, contro le 2.400 del 2016“.

Di sicuro “dietro la pubblicazione di quel comunicato sul sito, una cosa mai vista, c’è il nervosismo di un presidente il cui incarico è scaduto e che sta lavorando per la propria riconferma, stavolta con lo stipendio nonostante riceva già la pensione“, è la diagnosi di Cassata. Infatti fino al 31 dicembre 2026 è stato abolito il divieto per “enti e istituti di carattere nazionale” di retribuire gli “incarichi di vertice conferiti da organi costituzionali previo parere favorevole delle competenti Commissioni parlamentari” a lavoratori “collocati in quiescenza“. L‘emendamento ad hoc al Milleproroghe era stato ritirato, ma il governo ha poi ripescato la clamorosa eccezione al decreto Madia del 2014 inserendola nel decreto Pnrr pubblicato pochi giorni fa in Gazzetta ufficiale. La novità si applicherà al 75enne Blangiardo, ordinario di Demografia in pensione, nominato al vertice dell’Istat in quota Lega durante il governo Conte 1. La maggioranza di centrodestra intende offrirgli la riconferma (dal 4 febbraio è in regime di prorogatio), accompagnata però da congruo emolumento. Mentre i dipendenti lamentano il mancato pagamento degli arretrati contrattuali e del salario accessorio, su cui si è trovato un accordo la scorsa estate, oltre a indennità per ricercatori e tecnologi che sono “le più basse del comparto, 18 euro al mese”. Resta da vedere se l’appello ai colleghi della direzione Contabilità nazionale sfocerà in un ritardo nella diffusione dei dati sui conti.

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