Cultura

“L’attrice e l’attore europei”, un palcoscenico comune per Parigi e Firenze: il progetto che congiunge il teatro alla scienza e alla medicina

Uno scambio fra cultura e medicina che approfondisce non solo i punti di contatto fra salute ed espressione artistica, ma anche il comportamento umano e il ruolo del cervello nella gestione delle emozioni e del movimento in pazienti nei quali è compromesso.

di Simona Griggio

Amleto era depresso oppure isterico come lo definisce Freud? E qual è la malattia incurabile da cui era affetto Bérenger, il protagonista de “Il re muore”, una delle opere teatrali di Eugène Ionesco? Oggi i medici possono intervenire nel processo creativo di uno spettacolo per esprimere punti di vista e descrivere all’attore il comportamento di un personaggio malato. Anche questo fa parte del teatro del XXI secolo, un teatro che vive nella società contemporanea. Che rinnova ogni volta il suo senso di esistere nel rapporto con il pubblico, che si evolve nella società come si evolvono il linguaggio, le scienze, l’arte e la medicina.

Le indicazioni per un teatro del presente e del futuro sono contenute nella Carta 18-XX1, scritta dal direttore del Théâtre de la Ville di Parigi Emmanuel Demarcy-Mota e dall’astrofisico Jean Audouze. Condivisa dal Teatro della Toscana- Teatro della Pergola di Firenze che ha attivato un gemellaggio con il teatro parigino. La carta invita a collegare le pratiche scientifiche e artistiche, a realizzare ‘una contaminazione incrociata di prospettive e competenze che si apra a temi urgenti come l’ambiente e la salute’. Propone di realizzare ‘progetti trasversali che mettano in luce la pluralità di approcci e metodi che variano a seconda delle culture e delle generazioni’.

In questo contesto, si legge nella Carta: “Le istituzioni culturali, scientifiche e mediche potranno creare nuovi spazi di dialogo e favorire una convergenza di visioni”. Al Théâtre de la Ville di Parigi ci sono già medici coinvolti nel processo di creazione degli spettacoli. Specialisti che spiegano all’attore come interpretare, per esempio, un malato di Parkinson o descrivono al regista e al cast la malattia del personaggio. Dalla Carta, una mappa di navigazione per i due teatri gemellati di Francia e Italia, nasce ora il progetto di formazione “Attrice e attore europei, simbolicamente destinato ai nati dopo il 2000. Perché, si legge ancora, ‘la crisi sanitaria ha colpito duramente le giovani generazioni, tagliate fuori da gran parte delle loro fonti di creatività, legami e incontri, ostacolate nei loro progetti professionali, culturali e artistici”.

Chi è l’attore europeo? Un interprete capace di superare tanto i confini nazionali quanto le barriere linguistiche. Un “attore aumentato”, che si impegni in campo artistico, sociale, anche su questioni sanitarie e scientifiche. In grado di far parte di un cast di nazionalità diversa. Può essere un poeta, un autore, un artista, una troupe europea che viaggia da un Paese all’altro per far sentire un’opera nella sua lingua originale. Al centro della carta c’è l’Europa.

“In un momento in cui il progresso del nazionalismo continua a crescere con disastroso vigore e in cui i conflitti minacciano la pace europea e mondiale, la Carta 18-XX1 è spinta dal desiderio di proporre un’Europa della cultura e delle arti, un’alternativa agli approcci economici. Orgogliosa della sua pluralità e ricca della diversità che la costituisce”.

Il primo esito sperimentale del progetto “L’attrice e l’attore europei” è il ritorno alla Pergola di Firenze dello spettacolo identitario del Théatre de la Ville di Parigi: “Ionesco Suite”, in scena dal 30 marzo al 6 aprile. Inseriti nel nuovo cast gli attori del teatro toscano dopo momenti di lavoro con i colleghi di Parigi e prove finali sul posto.

Ma non è tutto: il 2 aprile la replica speciale è con gli studenti di medicina dell’Académie Culture-Santé, dedicata alle patologie dei personaggi di Eugene Ionesco. Uno scambio fra cultura e medicina che approfondisce non solo i punti di contatto fra salute ed espressione artistica, ma anche il comportamento umano e il ruolo del cervello nella gestione delle emozioni e del movimento in pazienti nei quali è compromesso. E, parallelamente, in grandi personaggi del teatro come Amleto. Il percorso si è spinto fino a creare una versione “aumentata” di Ionesco Suite nella quale, al fianco di attrici e attori, studenti di medicina intervengono nel testo e illustrano al pubblico i comportamenti patologici dei personaggi della pièce.

Ionesco Suite, diretto da Emmanuel Demarcy-Mota, diventa così un nuovo spettacolo alla luce di questo scambio di esperienze che sono solo l’inizio di un itinerario che porterà gli attori parigini nell’Africa subsahariana. Per confrontarsi con altri linguaggi del teatro e con lingue lontanissime dalle nostre. E scoprire per esempio che alcuni concetti che qui trovano espressione là non la trovano e viceversa. Oppure che in alcuni piccoli contesti se chiedi a una persona la sua età non ti sa rispondere: non è poi così importante.

Il teatro, arricchito dalla lingua, un elemento mutevole, e dalle tradizioni culturali di ogni Paese è da sempre luogo di grandi interrogativi. In Ionesco Suite, per esempio, è lo stesso linguaggio che si rifiuta di collaborare. Usurato, spolpato, si rifugia in interminabili giochi di parole e scioglilingua per sfuggire alla vacuità degli scambi quotidiani, alle mediocri chiacchiere da convenevoli, alle trite convenzioni verbali delle coppie. Cosa resta? Tutto.

Lo spettacolo è un tributo all’anti-azione del teatro dell’assurdo, al rifiuto della trama, all’uso del colpo di scena adoperato non per far avanzare l’intreccio ma per stupire lo spettatore, per concedergli una risata, riscattarlo dalla tensione. Insomma, un mosaico di frammenti dell’assurdo estratti da sei testi del teatro di Eugène Ionesco, dai più classici come La Cantatrice Calva e La Lezione fino a testi meno noti, come Jacques ovvero la sottomissione, Delirio a due, Come preparare un uovo sodo, Esercizi di conversazione e dizione in francese per studenti americani. I testi sono ricuciti attorno a un pranzo di famiglia dove gli attori rinunciano alla sacrosanta costruzione del personaggio e si scambiano di ruolo nell’atto di passarsi un bicchiere, si accusano, si amano, festeggiano, si lanciano torte, s’inzuppano d’acqua e vino, mentre il trucco viene via insieme alle loro difese. E il personaggio si scioglie lasciando scoperto l’essere umano.

Lo spettacolo è il primo passo verso la costruzione dell’attore europeo tracciato idealmente dalla Carta nel 2018. Modificata dopo l’impatto che la pandemia ha avuto sul mondo teatrale. Man mano si è fatta strada una certezza: il ‘monde d’après’, il ‘mondo del dopo’, dovrebbe incarnare l’idea di un’Europa della Cultura, congiungere il teatro a discipline come la scienza e la medicina. “Il teatro non è il luogo dei prodotti finiti acquistati dallo spettatore – spiega Emmanuel Demarcy-Mota – ci sono spettacoli che portiamo in giro da 25 anni, con attori over 75. Fino alla loro morte”. La visione della malattia? “In questo nostro teatro sociale la malattia è un aumento dell’essere non una sottrazione”.

Dopo la rappresentazione di Ionesco Suite alla Pergola, sono previsti due incontri: il 31 marzo con la figlia di Eugène Ionesco, la scrittrice Marie France Ionesco, il 5 aprile, con il drammaturgo Fernando Arrabal, ultimo esponente delle grandi avanguardie storiche del Novecento.

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