di Cristian Giaracuni

Neanche il tempo di avere i risultati ufficiali che già sui social una serie di buontemponi annunciavano l’imminente dipartita del Pd. Secondo costoro, con l’avvento della nuova segretaria Schlein, il già moribondo Partito democratico sarebbe stato destinato al definitivo prosciugamento in virtù della massiccia fuga dei moderati: atterriti dal ritorno dei bolscevichi, gli elettori, smarriti e raminghi, erano già pronti a trasferirsi armi e bagagli nel “partito bilocale” di Calenda e Renzi.

Il risultato delle primarie sarebbe tutto grasso che cola per il cosiddetto terzo polo e ovviamente per quel perfido stratega di Giuseppe Conte che, proprio grazie alla vittoria di Elly Schlein, ottenuta con i voti degli elettori 5stelle in missione segreta nei gazebi dem, ed alla conseguente transumanza dei moderati verso lidi meno rivoluzionari, avrebbe finalmente l’occasione di diventare il capo indiscusso dell’opposizione.

Secondo questa bizzarra teoria infatti, il leader dei 5Stelle avrebbe una voglia matta di restare da solo all’opposizione, rosicchiando come una mantide vorace la carcassa di un Pd svuotato, ma senza mai ottenere i voti sufficienti per subire la responsabilità del governo. Bizzarra visione delle cose che parte dalla solita narrazione fallata, propalata per esempio da Letta, secondo cui il M5S, populista e irresponsabile, sarebbe ostile alla sinistra, e quindi incompatibile con il Pd, moderato e responsabile.

Chi conosce la storia del M5S sa benissimo che il Movimento di Grillo e Casaleggio nacque su istanze progressiste ignorate e vilipese dal nascente Pd veltroniano che prese in ostaggio la sinistra a se ne autoproclamò unica e autentica voce. L’ostilità dei 5stelle, semmai, è stata verso quella classe dirigente piddina che ha gestito il partito come un abietto comitato d’affari diviso in quelle mille correnti che la Schlein ha annunciato di voler finalmente inaridire.

Gli elettori del M5S di Conte che alle primarie, grazie allo strambo meccanismo di voto aperto, hanno votato per l’ex europarlamentare non l’hanno fatto certo per restare da soli all’opposizione ad abbaiare alla luna mentre questo terrificante centrodestra devasta l’Italia. Ma l’hanno fatto per fare del Pd una sponda affidabile ed un alleato attrattivo per le prossime tornate elettorali.

Ragionare di travaso di voti dal Pd al terzo polo dimostra poi una assoluta miopia perché chi pratica questo ragionamento si ostina a considerare il bacino di potenziali elettori come un circuito chiuso, mentre ignora l’ombra ormai ingombrante dei milioni di astenuti alla disperata ricerca di una voce che li rappresenti.

In realtà la fuga dei presunti moderati, intesi però come classe dirigente, cioè renziani ed ex democristiani che imbalsamano il partito, sarebbe una manna dal cielo per il nuovo Pd di Elly Schlein il cui compito più difficile sarà infatti quello di depurare il partito, accompagnando alla porta un po’ di ras, capibastone e zavorre varie per mettere fine una volta per tutte all’ambigua farsa del “ma anche” e scegliere una strada chiara e definita, veramente alternativa alla destra e veramente progressista.

Probabilmente il nuovo (se davvero lo sarà) Partito Democratico di Elly Schlein perderà anche qualche elettore affezionato a quel tanfo di muffa tipico del Pd “responsabile”, impaludato nella gestione del potere e inchiodato dalle lotte intestine nella sua immobile insipienza, ma potrebbe guadagnare tutti i voti necessari per rappresentare davvero un pezzo della società e magari provare l’ebrezza di vincere anche le elezioni.

L’ex ministro Fioroni ha già salutato la compagnia annunciando “un nuovo network dei cattolici e democratici” mentre Bersani sembra pronto a rientrare: sono i primi passi verso un partito migliore.

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