In media nel 2021 i Comuni italiani hanno speso 13 euro pro-capite per servizi dedicati alle persone con disabilità. Nel 2019 solo il 68,2% ha offerto servizi di assistenza domiciliare per donne e uomini non autosufficienti. Quattro delle prime cinque città nella classifica di quelle più virtuose sono nel Nord-est: Trieste 121 euro pro-capite, Venezia 64 euro, Verona 51, Milano 50 e Padova 42. Poi ci sono Torino con 34 euro, Roma 26, Bologna 22, Catania 15 e Napoli 14. A certificarlo è il nuovo report pubblicato da Openpolis che ha analizzato i bilanci consuntivi dei Comuni, in particolare quelli con popolazione superiore ai 200mila abitanti.

Secondo lo studio tra il 2016 e il 2021 l’aumento più rilevante degli investimenti a favore dei disabili c’è stato a Verona (+32%), seguono Padova (+19,27%), Trieste (+15,77%) e Venezia (+6,85%). L’unico Comune di una certa grandezza che riporta un calo è Milano (-4,68%). Considerando l’analisi di tutti i Comuni, compresi anche quelli sotto i 200mila abitanti, le amministrazioni della Sardegna risultano in media quelle che spendono maggiormente (112,85 euro a persona), a seguire ci sono quelle del Friuli Venezia Giulia (19,39) e delle Marche (18,15). Riportano le uscite minori, un po’ a sorpresa, le amministrazioni della Valle d’Aosta (2,19 euro pro capite), del Piemonte (2,06) e di Bolzano (0,31). Gli autori del report sostengono inoltre che a livello nazionale i Comuni che investono di più per le persone disabili sono Villa San Pietro (Cagliari) con circa 2mila euro pro-capite, Osilio (Sassari) con 907, Mogoro (Oristano) con 657 e Villa Verde (Oristano) che spende circa 530 euro.

“Nello specifico – scrive Openpolis – sono incluse le spese per il vitto e l’alloggio presso strutture preposte e i costi della gestione di queste strutture. Sono considerate inoltre le indennità in denaro per la persona disabile e per chi presta loro assistenza, le uscite per le prestazioni assistenziali nelle mansioni di vita quotidiana e i beni e i servizi che permettono la partecipazione ad attività culturali e aggregative. Infine sono comprese tutte le spese dedicate alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo e sociale”. All’interno di questa ampia forbice si collocano le risorse che i Comuni italiani dedicano al sostegno dei circa 3 milioni di cittadini con disabilità. Contattato da ilfattoquotiano.it il presidente nazionale Anmil Zoello Forni commenta: “anche se una minore o maggiore spesa da sole non dicono tutto sulla virtuosità di un Comune rispetto a questi temi, è inevitabile porsi degli interrogativi di fronte a sproporzioni tanto evidenti e chiedersi se sul nostro territorio sia garantita parità di diritti a tutti i cittadini”.

Nascere e vivere in un luogo piuttosto che in un altro non dovrebbe compromettere le possibilità di un individuo di godere a pieno dei diritti che gli sono riconosciuti. “Tanto più se essi sono connessi a condizioni di svantaggio e fragilità che è dovere dello Stato rimuovere”, dice Forni. Fondamentale sarebbe anche analizzare l’effettività degli interventi, capire se essi rispondano concretamente alle necessità e bisogni specifici di una persona che vive situazioni di fragilità. “Sappiamo quante difficoltà ancora oggi si riscontrano nella mobilità, nell’accessibilità dei luoghi pubblici, nei luoghi della cultura e dell’intrattenimento, nelle attrazioni turistiche”, afferma il numero uno di Anmil. “Le barriere architettoniche sono ancora diffusamente presenti e per una persona con disabilità è spesso un incubo muoversi all’interno delle nostre città. A fianco di esempi virtuosi, ci sono purtroppo moltissime zone grigie in cui la spesa per la disabilità forse non è adeguatamente indirizzata”.

Molto critico di fronte ai numeri evidenziati dal report è anche il vice presidente dell’ODV Nessuno E’ Escluso Fortunato Nicoletti, napoletano ma che vive da anni a Milano e che ha anche una figlia di 6 anni con una grave malattia genetica rarissima. “Lo studio di Openpolis fotografa in maniera inequivocabile e molto preoccupante che l’Italia è un paese che viaggia a diverse velocità e ciò soprattutto per quello che riguarda i cittadini con disabilità non è accettabile”. Numeri che dimostrano come le persone disabili sono spesso dimenticate anche dagli enti locali. “Se pensiamo, per esempio, che Milano occupa il quarto posto con una spesa pro-capite annuale di circa 50 euro e che la città metropolitana soffre dei ritardi sui Peba (Piani di eliminazione delle barriere architettoniche, ndr) o di una larga insufficienza rispetto alla presa in carico socio assistenziale, forse capiamo quali enormi difficoltà debbano affrontare i cittadini di un Comune come Napoli che, pur occupando la decima posizione, spende ben quattro volte meno rispetto al capoluogo lombardo”. La situazione è molto difficile e le famiglie delle persone disabili sono sempre più in difficoltà. “Molto preoccupante è anche la percentuale dei Comuni che offrono assistenza domiciliare (solo il 68%, ndr), ma ciò che è davvero incredibile è che la media della spesa in tutto il paese è di poco più di 13 euro annuali pro-capite”. Differenze territoriali in ascesa ma inadeguati investimenti specifici per le persone con disabilità un po’ ovunque. “Tutto ciò conferma – afferma Nicoletti – che la spesa sociale, pur rappresentando spessissimo una vera e propria “cura” è molto meno attrattiva di quella sanitaria, ma se non pensiamo a politiche di reale integrazione sociosanitaria e omogenee su tutto il territorio nazionale, le persone con disabilità e le rispettive famiglie, resteranno sempre più sole e soprattutto si sentiranno sempre più abbandonate”. Cosa le preoccupa? “Non vedo grande interesse della politica per sostenere concretamente le persone disabili. E in tutto ciò il vento della autonomia differenziata che sembra aumentare di intensità velocemente, non può che destare grandi timori e perplessità”, conclude.

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