Ad un anno dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, vorrei fare una riflessione da un punto di vista ulteriore rispetto alla sola doverosa condanna dell’immotivata aggressione russa e alla tragedia della guerra. Un nuovo rapporto del think tank energetico Ember evidenzia che grazie all’energia eolica e solare, che hanno raggiunto per la prima volta un quinto della produzione di energia elettrica dell’Ue nel 2022, sono stati risparmiati 12 miliardi di euro in termini di costi del gas.

Nel corso dell’anno successivo all’invasione russa dell’Ucraina, i prezzi del gas e del carbone sono saliti alle stelle portando all’aumento dei costi dell’elettricità e a un’escalation dell’inflazione e della crisi del costo della vita in tutta Europa. L’eolico e il solare hanno quindi svolto un ruolo vitale nel ridurre la dipendenza dell’Ue dai combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili a basso costo. L’Ue ha importato 330 bcm di gas dall’inizio della guerra in Ucraina, di cui solo il 16% dalla Russia. Prima dell’invasione, il 40% del gas importato dall’Ue proveniva dalla Russia.

Inoltre, dopo un aumento della produzione di energia elettrica a carbone all’inizio del 2022, anche l’uso del combustibile fossile più inquinante è in calo. L’Ue ha importato 22 milioni di tonnellate di carbone in più nel 2022 come parte di una strategia di emergenza, ma due terzi sono rimasti inutilizzati.

Nonostante la situazione in Italia sembri ignorare questo fatto, l’incremento dei prezzi dell’energia dopo l’invasione russa dell’Ucraina ha costretto i politici europei ad accelerare il passaggio verso una transizione energetica e climatica. Nell’arco dei primi nove mesi del 2022, l’Unione Europea ha speso 252 miliardi di euro per le importazioni di combustibili fossili registrando un aumento del 300% rispetto all’anno precedente. Le famiglie in tutto il mondo hanno dovuto far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia, ma le conseguenze sono state differenti a seconda del reddito, della spesa e dell’origine dei prodotti acquistati.

Klaus Hubacek della Rijksuniversiteit Groningen, autore senior dello studio, sostiene che una migliore scelta politica avrebbe potuto evitare l‘estremo aumento dei prezzi dell’energia causato dall’invasione russa dell’Ucraina. Invece di investire in infrastrutture inefficienti come il carbone o i terminali Gnl, che sarebbero costati meno aiutare le persone a basso reddito a isolare le loro case. Attualmente, i governi stanno investendo in infrastrutture di gas fossile, come i rigassificatori e i gasdotti, che vanno contro l’obiettivo di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e minacciano di ostacolare gli obiettivi climatici dell’Europa, oltre ad avere un breve ciclo di vita.

La dimostrazione questa che, ancora una volta, chi ci governa ha soluzioni vecchie a problemi noti se non spesso causati da essi stessi. E purtroppo il nostro Paese, con la politica iniziata da questo governo, non fa eccezione.

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