“Quello che è avvenuto a Crotone è a tutti gli effetti una strage, con delle responsabilità che ci riguardano tutti a diversi livelli”. Sì esprime senza giri di parole Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea Saving Humans: “Queste persone vengono costrette a lasciare i loro paesi quasi sempre a causa delle disuguaglianze e dai conflitti causati dal nostro sistema economico e sono costrette a intraprendere viaggi pericolosi perché non esistono canali legali per arrivare in Europa. Per questo tutti i naufragi nel mediterraneo sono stragi e non sono tragedie, in particolare questa avvenuta sulle nostre coste, rispetto alla quale spero venga fatta chiarezza sull’eventuali responsabilità sul mancato soccorso in mare”. Rispetto alle parole del ministro Piantedosi, che ha ritenuto opportuno dichiarare che lui neanche in caso di disperazione avrebbe preso il mare, Mattia Ferrari aggiunge: “Abbiamo assistito a un’incredibile ma purtroppo frequente colpevolizzazione delle vittime. Nessuno può permettersi di usare parole che offendano le scelte obbligate e la sofferenza di queste parole”. Il sacerdote, nell’equipaggio dell’unica ong battente bandiera italiana ha fatto diverse operazioni di monitoraggio e soccorso in mare: “Quando i politici danno la colpa a ’scafisti’ per queste morti, fingono di non sapere che c’è solo un modo per sgominare trafficanti e la potentissima mafia libica che attualmente finanziamo, sarebbe sufficiente riaprire canali legali di accesso”. A Genova per il convegno Rotte, naufragi e salvataggi nel Mediterraneo organizzato dall’Associazione San Marcellino indipendentemente dai recenti fatti di cronaca, Mattia Ferrari ha poi parlato a lungo della situazione in Libia e dei rapporti tra Italia, Ue e la mafia libica che gestisce le motovedette e gran parte dei campi di detenzione: “C’è una ‘Fortezza Europa‘ delle frontiere, che sembra rinunciare ai suoi stessi valori – ha detto – ma c’è un’altra Europa solidale fatta di persone che in mezzo al mare come nelle città difendono la fraternità, la giustizia e dimostrano che un modo di pensare diverso da quello imposto dal neoliberismo è possibile”.
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