Eccoci qui. Finalmente il Pd ha un segretario: ha vinto Elly Schlein, la prima donna segretario dalla nascita del Partito democratico. Questa elezione risolve forse definitivamente molte incoerenze politiche.

Per prima cosa, bisogna evidenziare che il Pd ha l’unico primato di aver perso anche le proprie elezioni interne. Sembra una battuta ma è la verità. Infatti, i dirigenti e iscritti avevano votato precedentemente alle primarie aperte a tutti e aveva vinto nettamente Stefano Bonaccini, un uomo con l’empatia di un elefante in cristalleria. Uno che è riuscito a portare sul proprio palco anche una ex iena, nonché ex grillino, noto per la sua antipatia, Dino Giarrusso. Uno che contro il Pd solo qualche mese fa ne aveva detto di tutti i colori.

Bonaccini, nell’euforia da vittoria annunciata, è riuscito nell’impresa di risultare vuoto e senza idee chiare. La ditta non aspettava altro. Ha fiutato la debolezza della preda, vittima annunciata, e si è mossa nella solita maniera.

Le primarie del Pd hanno sempre avuto un punto debole. Essendo aperte a tutti, spesso vanno a votare persone che il Pd non lo voteranno mai. Abbiamo e ho prove evidenti sui singoli territori.

In ogni caso, almeno la Schlein ha portato avanti una propria idea. Di certo non quella delle origini del Partito democratico ma un suo ideale di estrema sinistra, una sorta di rifondazione grillina vecchio stile. Legittima ma non rispecchiante i valori fondativi del Partito democratico. Di certo le posizioni della nuova segretaria non possono combaciare con la vocazione maggioritaria di Veltroni o le idee riformiste e liberali di una grossa fetta del vecchio bacino elettorale del Pd.

Ora abbiamo capito perché Letta voleva chiamare diversamente il nuovo Pd, perché è chiaro che il Partito Democratico non esiste più. I segnali onestamente c’erano da tempo e precisamente da quando Matteo Renzi è stato costretto ad uscire dal partito. Il Pd era nato tra la fusione dei DS e della Margherita ma la ditta dalemiana non ha mai sopportato di cedere il comando ad altri che non fossero suoi adepti. Da qui le continue lotte interne ai segretari di altre estrazioni sociali e politiche.

E diciamo la verità da quando è andato via Renzi e il suo popolo riformista e liberale nel Pd non è rimasto nulla. Solo politicanti senza attributi e privi di carisma. Hanno subito in silenzio e senza dignità anche la continua denigrazione di essere ex renziani, come se fosse stata una malattia. Il tutto ben dimenticando che quando il Pd di Renzi prendeva oltre il 40% alle Europee, tutti erano renziani e sgomitavano per una piccola poltrona. Insomma, ora finalmente è finita l’ipocrisia generale all’interno del Pd.

Nel nuovo Pd, che potremmo chiamare come dicevo prima, Rifondazione Grillina, non c’è più spazio per i riformisti e liberali.
Rifondazione grillina, poiché oramai le posizioni della Schlein combaciano con quelle di Conte, il quale ha finito – e anche questo è un bene – di pavoneggiarsi il nuovo di sinistra. Anche questa ipocrisia è terminata. Conte verrà presto e subito dimenticato e messo da parte sia per la sua incompetenza, sia per la sua incoerenza e soprattutto per la sua evidente falsità politica.

Uno che ha governato con la Lega e ha fatto il governo più di destra della storia italiana è francamente ridicolo che si possa immaginare riferimento della sinistra. Ora anche questo punto politico è stato risolto. Alla fine la vittoria di Schlein è un bene per tutti: si certifica la fine del sogno Pd con vocazione maggioritaria con l’unione di varie anime e sensibilità politiche. Nasce una rifondazione grillina sempre più estrema e ben delineata, nascerà un Grande Partito Riformista e liberale e resisterà una destra sempre più marcata.

Ad ognuno la sua scelta.

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