"Oggi per essere donna si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo", dice la premier in un'intervista a "Grazia". La deputata dem Scarpa: "Non può essere festa della donna, per la Meloni, senza un attacco alle donne trans". Arcigay: "L’identità di genere è la percezione stabile che ogni persona ha di sé"
“Oggi si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo. Maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è un dato incontrovertibile”. In un’intervista al settimanale Grazia per la Giornata internazionale della donna, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni torna a scagliarsi contro uno dei più ricorrenti spauracchi della destra: la cosiddetta “ideologia gender“, della quale, dice, “le donne sono le prime vittime“. Oggi, sostiene Meloni, “per essere donna, si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza”. E assicura: “La pensano così anche molte femministe”. Dichiarazioni con cui la premier, mentre sostanzialmente tace sulla strage di migranti di fronte alle coste calabresi, riporta in auge il tema dei diritti Lgbt+, rimasto escluso dal dibattito intorno ai primi mesi del suo governo.
Le parole di Meloni su gender vengono condivise, a sorpresa, dalla presidente di Arcilesbica, Cristina Gramolini: “Sono d’accordo con la Meloni sul fatto che dare la possibilità ad un uomo di dichiararsi donna, al di là di qualsiasi percorso chirurgico, farmacologico e amministrativo, danneggi le donne. Concordo con il fatto che non si può saltare il corpo sessuato, cioè non si è donna essendo di sesso maschile per la sola autodichiarazione, questo nuocerebbe alla realtà e alle donne , ad esempio negli sport femminili o nelle politiche di pari opportunità”. Gramolini aggiunge sostenendo che “l’ideologia gender è giusta quando dice che si è uomini e donne nel tempo in modi diversi, che non è naturale la maschilità e la femminilità, mentre è naturale il corpo femminile e maschile. I ruoli sessuali sono storici, i corpi sono naturali”.
La prima reazione arriva dalla deputata Pd Rachele Scarpa, la più giovane eletta in Parlamento con i suoi 25 anni: “Non può essere festa della donna, per la Meloni, senza un attacco alle donne trans. Ma quanto ci vuole, a capire che l’esistenza delle persone trans non mette in discussione quella di tutte le altre? Io sono nata donna e tale mi sento, ma non mi sentirei mai minacciata nella mia identità da chi vive diversamente il rapporto con il proprio corpo o alla propria identità di genere”, attacca. “Le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender, dice Meloni, ma io non ho ancora capito precisamente che cosa sia. Mi sembra che, a danneggiare le donne, ci stia già pensando questa maggioranza, che ha trasformato opzione donna in “opzione mamma” e che continua a presentare progetti di legge marcatamente antiabortisti“, afferma.
“Quella che Meloni definisce sommariamente “proclamazione” non è un atto arbitrario, un’alzata d’ingegno, un vezzo o un capriccio, è l’affermazione della propria identità di genere”, precisa Natascia Maesi, presidente nazionale di Arcigay. “L’identità di genere è la percezione stabile che ogni persona ha di sé. Tutte le persone hanno una identità di genere che è indipendente dal sesso che ci è stato assegnato alla nascita”, ricorda. “Gli studi di genere – che non sono un’ideologia ma un ambito di studi che tiene assieme punti di vista anche dissimili – non negano i corpi in cui nasciamo, né la differenza tra essi, ma mettono in discussione i ruoli di genere costruiti socialmente in base a questa differenza e i rapporti di potere che ne derivano”, conclude rispondendo alla tesi di Meloni.