I fatti contestati risalgono al 2013, ad indagare sul caso sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, e la condanna è arrivata pochi giorni fa. Risalgono probabilmente a poche settimane fa, mentre era in onda il Festival di Sanremo, il video realizzato dalla Blasi a casa sua
A cena a casa di Ilary Blasi due settimane prima della condanna. I più attenti l’hanno riconosciuta e in pochi istanti gli screenshot della serata nella mega villa all’Eur degli ex coniugi Totti sono diventati virali: tra i partecipanti c’era anche Tamara Pisnoli, ex ballerina di Sarabanda e soprattutto ex moglie di Daniele De Rossi, che il giudice ha condannato con altri due imputati, Francesco Camilletti e Francesco Milano, a 7 anni e 2 mesi di carcere per tentata estorsione, rapina e lesioni. Le accuse? Aver estorto denaro e aver fatto picchiare un imprenditore, l’imprenditore Antonello Ieffi, “famoso” per aver avuto una storia con Manuela Arcuri, massacrato di botte per recuperare un presunto credito.
I fatti contestati risalgono al 2013, ad indagare sul caso sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, e la condanna è arrivata pochi giorni fa. Risalgono probabilmente a poche settimane fa, mentre era in onda il Festival di Sanremo, il video realizzato dalla Blasi a casa sua. Una cena tra amici, presenti anche la sorella Silvia, alcuni ragazzini, e Teo Mammucari che ad un certo punto ipnotizza la padrona di casa, la quale cade in trance e al suo risveglio ride divertita. “Sei stata ‘a spa?”, chiede uno dei presenti. “Mi sento rilassata”, risponde la Blasi.
Sullo sfondo ecco spuntare anche Tamara Pisnoli, con un maglione a collo alto chiaro, accompagnata dal nuovo marito, Stefano Mezzaroma. Niente che lasci presagire ciò che sarebbe accaduto pochi giorni dopo e soprattutto niente che lasci pensare che la Pisnoli è la stessa persona che urlava a Ieffi “sai quanto ce metto a fa’ ammazza’ ‘na persona? Basta che metto 10mila euro in mano a un albanese. Non ce metto niente!!!”, frasi riportate dal Corriere della Sera. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Roma, Tamara Pisnoli conobbe Ieffi ed entrò in affari con lui versando 84mila euro come anticipo per l’acquisto di una licenza di un impianto fotovoltaico realizzato dalla società dell’imprenditore. Poi però qualcosa cambia, lei vuole uscire dall’affare, rivuole indietro il denaro, così Camilletti e Milano convincono l’imprenditore a incontrare la donna nel suo appartamento. Lì lei alza i toni, si va allo scontro e quando Ieffi rifiuta di restituire il denaro uno dei presenti si accanisce su lui, che sarà picchiato, abbandonato in strada dopo essere stato ferito in testa.
Poi l’imprenditore denuncia la Pisnoli per tentata estorsione e inizia il lungo processo che ha portato alla condanna della Pisnoli. La quale però ha annunciato il ricorso in Cassazione e, in una lettera al Corriere, ha precisato: “Mi vengono difatti addebitati alcuni comportamenti («fategli pulire il sangue, portatelo a fare il bonifico e poi ammazzatelo «poi, «Lei dà l’ordine e quelli partono come mastini per picchiarmi»; ancora, «senza battere ciglio ha ordinato di ammazzarmi»), di grandissima rilevanza, eppure mai, mai mai, neppure accennati nei numerosissimi interrogatori fatti dalla parte civile. Interrogatori (che metto a Vostra disposizione) resi ai Carabinieri, ai Pubblici Ministeri, in aula davanti al Tribunale. Dove costantemente, la stessa parte civile, seppure incalzata dalle domande, ha radicalmente escluso che io abbia mai dato ordini o solo incoraggiato gli autori dell’aggressione. Da cui, sia chiaro, ho immediatamente preso le distanze”.