Gli attivisti chiederanno più comunità energetiche contro il caro energia, ma anche città più vivibili e trasporti sostenibili. Il governo Meloni “rischia di essere un orologio rotto che ogni tanto segna l’ora giusta” sui temi ambientali. Sull’opposizione di Elly Schlein giudizio ancora sospeso: "Speriamo che le persone diano il loro contributo, in piazza con noi"
“La nostra rabbia è energia rinnovabile”. È questo lo slogan che accompagnerà il 3 marzo i giovani e gli ambientalisti nelle piazze di tutto il mondo. A cinque anni dal primo Climate Strike di Greta Thunberg, nel 2019, la loro richiesta principale non è cambiata: contrastare la crisi climatica e agire per la giustizia sociale. Non c’è solo però la “rabbia per tutto quello che poteva essere fatto” dai governi o dalle aziende. “Questo sentimento si vuole incanalare nelle soluzioni concrete, suggerite dalla scienza – spiega Marzio Chirico, 25 anni, neoeletto portavoce nazionale – per ridare speranza alle persone sul fatto che la transizione ecologica si possa e si debba fare”. Il corteo, a Roma, partirà alle 9.30 da Piazza Repubblica, a Milano il ritrovo sarà Largo Cairoli, mentre a Napoli è stata scelta Piazza Dante. Si sciopererà però anche a Torino, Genova, Padova, Forlì, Brescia e in centinaia di altre città.
Ogni gruppo porterà per le strade le rivendicazioni nazionali, ma declinandole a seconda delle esigenze locali. Prima fra tutte quella che riguarda le comunità energetiche. Secondo l’Agenda Climatica, pensata per le elezioni di settembre 2022, ne servirebbero almeno 8mila per accelerare sugli obiettivi (40% di copertura) dell’Accordo di Parigi del 2015 sulle rinnovabili. “Sono un modo per spendere meno per le bollette e creare un senso di comunità, uscendo dall’individualismo per affrontare insieme questo momento di crisi”, causato prima dal Covid-19 e poi dalla Guerra in Ucraina. Per farlo, Giacomo Zattini, 26 anni, anche lui tra i nuovi portavoce, e gli altri attivisti di Fridays for Future Forlì, oltre alla solita marcia cercheranno di coinvolgere i loro concittadini con la musica suonata dai Pulsar (un gruppo di percussionisti fiorentini che suona con materiali riciclati) e con una mostra artistica, a tema ambientale. “La situazione attuale ha messo sotto i riflettori anche i veri responsabili del collasso climatico – continua Zattini – Il 3 marzo denunceremo coloro che stanno estraendo risorse e profitti estremi, in un modo che si avvicina a rubare, quando migliaia di famiglie sono in condizioni di povertà energetica”. Nel mirino degli ambientalisti ci sono aziende come Eni, ma anche gli altri colossi del petrolio e del gas.
“Saremo in piazza anche per dire che non vogliamo più vedere le nostre città soffocare nel cemento”, spiega Chiara Camporese di Fridays Padova. Tra le istanze dello sciopero ci saranno infatti anche il diritto a città più vivibili e meno inquinate, con il contributo di una mobilità pubblica più efficiente. “La Liguria ha un immenso potenziale sull’energia solare, ma continua a puntare sulla filiera del fossile, in particolare per quanto riguarda le infrastrutture – racconta anche Lorenzo Ciconti del gruppo di Genova – Ha un piano per i treni che risale al 2018, cioè a prima di Fridays, prima della pandemia, prima della guerra e prima del crollo del Ponte Morandi. Non aumenterà il loro numero fino al 2032, non permettendoci di fare fronte ai problemi strutturali delle autostrade, con diversi cantieri e gallerie a rischio. Si continua così a puntare sull’automobile, quando le persone sono afflitte dal caro benzina”, afferma.
Lo sciopero sarà però un momento di confronto anche tra i vari movimenti, che compongono la galassia dell’attivismo. “A Napoli avremo diversi momenti di dibattito – racconta Davide Dioguardi, un altro dei nuovi portavoce – Dopo quattro anni di attività politica, sarà fondamentale allargare la discussione alle battaglie della nostra generazione, cioè quella climatica alla quale se ne legano però anche altre”. In Campania si tratta soprattutto dei comitati che lottano, “con l’opposizione del governatore De Luca”, per difendere la Terra dei Fuochi, come Stop Ecocidio. In diverse città Fridays for Future inoltre sta collaborando, anche in vista della Giornata internazionale della donna dell’8 marzo, con gruppi transfemministi come Nonunadimeno. “Vogliamo leggi sull’autodeterminazione dei corpi. A essere in gioco sono la nostra salute, vita e futuro. Per questo stiamo studiando soluzioni di convergenza” afferma Camporese. “Ci saranno anche tanti collettivi delle scuole e movimenti, nonostante la situazione politica sia incerta – dice Marzio Chirico – Quando vado nelle scuole per Fridays, vedo i ragazzi spenti, ma quando parlo loro della crisi climatica e gli faccio capire che possiamo fare ancora qualcosa, subito si accendono”.
All’iniziativa parteciperanno anche altri gruppi per il clima, come Ultima Generazione. “Siamo nelle mani di un governo criminale. Nei vent’anni precedenti hanno bloccato tutti gli sforzi verso le rinnovabili e continuano a investire miliardi, 41,8 nel 2022, in sussidi alle industrie del fossile – spiega Carlotta Muston – Credo che la nostra rabbia sia sana, significa che abbiamo ancora speranza nella politica e di poterci tirare fuori dalla cacca nella quale ci siamo messi, fino al collo, con questa dipendenza tossica”. In generale, sulle azioni delle forze politiche non si punta molto: sulle comunità energetiche il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin sembra sulla strada giusta, ma “il timore è che sia come l’orologio fermo che due volte al giorno segna l’ora” spiega Zattini. Sull’opposizione invece sospende il giudizio: “Staremo a vedere. Io vengo da una regione, l’Emilia Romagna, che Elly Schlein e Stefano Bonaccini hanno amministrato, con risultati scarsi sul clima – afferma – Nella campagna che l’ha portata a diventare segretaria del Pd però ha mostrato dei segnali positivi”. La speranza maggiore però è che “le persone scendano in piazza con noi, che non si abituino al fatto che lo sciopero ci sia sempre, anche senza di loro, ma diano il loro contributo” per preservarlo.