L’Istat parla ottimisticamente di “fase di rapido rallentamento” dell’inflazione che “si consolida”. Perché a febbraio, secondo le stime preliminari, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività registra un aumento del 9,2% su base annua, inferiore al +10% nel mese precedente e al +11,6% del mese prima. Ma il dato resta più alto rispetto alla media dell’Eurozona che si attesta all’8,5%, secondo la stima flash di Eurostat. Per i consumatori, poi, la stangata è tutt’altro che finita. Anzi, il loro potere di acquisto precipita sempre più velocemente. Perché il rincaro del cosiddetto “carrello della spesa“, cioè i beni alimentari, per la cura della casa e della persona, è stato addirittura del 13% contro il 12% di gennaio.

Il rallentamento dell’inflazione generale si deve alla flessione su base annua dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da -12% a -16,7%) e alla decelerazione di quelli degli energetici non regolamentati (da +59,3% a +40,8%). In accelerazione invece i prezzi degli alimentari lavorati (da +14,9% a +16,2%) e non lavorati (da +8,0% a +8,4%). L’“inflazione di fondo”, cioè quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +6% a +6,4%, quella al netto dei soli beni energetici da +6,2% a +6,5%. La crescita su base annua dei prezzi dei beni si attenua, da +14,1% a +12,5%, ma al contrario si accentua quella relativa ai servizi (da +4,2% a +4,4%).

“Bene, prosegue la discesa dell’inflazione grazie soprattutto al calo dei beni energetici e, in particolare, del gas del mercato tutelato che crolla del 42,9% da febbraio 2022, mentre nel libero sale del 72,9% pur avendo finalmente iniziato a scendere sul mese precedente”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Non bisogna comunque farsi trarre in inganno dalla riduzione dell’inflazione, che non risolve i problemi delle famiglie. Il costo della vita cresce sempre più, anche se ad un ritmo inferiore. Per una coppia con due figli, l’inflazione al 9,2% significa una stangata pari a 2.854 euro su base annua, di cui 1.038 solo per mangiare e bere. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva è pari a 2.632 euro, 937 per cibo e bevande. In media per una famiglia il rincaro è di 2.218 euro, 761 per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il primato spetta sempre alle famiglie numerose con più di 3 figli con una mazzata pari a 3212 euro, 1240 solo per nutrirsi”.

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