L'accusa era incentrata su una presunta turbativa del bando per l'assegnazione dell’area ex Westinghouse nella zona di Porta Susa, vinto dalla società Amteco&Maiora per conto di Esselunga. Secondo il pm il reato si era consumato nel 2016, anno in cui il contratto venne formalizzato dopo una serie di ricorsi al Tar; per la difesa, invece, nel 2013, quando venne aggiudicata la gara. Il gip ha accolto quest'ultima tesi, dichiarando l'estinzione per prescrizione
Il processo “Ream bis” si è chiuso mercoledì al Tribunale di Torino con un verdetto di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Erano imputati l’ex sindaco del capoluogo piemontese Piero Fassino, il presidente della fondazione Crt Enrico Quaglia, l’ex presidente di Ream (Real estate asset management, una società di gestione del risparmio) Antonio Miglio e la dirigente della divisione Urbanistica del Comune Paola Virano.
L’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Gianfranco Colace, era incentrata su una presunta turbativa del bando per l’assegnazione dell’area ex Westinghouse nella zona di Porta Susa, vinto dalla società Amteco&Maiora per conto di Esselunga. Secondo il pm il reato si era consumato nel 2016, anno in cui il contratto venne formalizzato dopo una serie di ricorsi al Tar; per la difesa, invece, nel 2013, quando venne aggiudicata la gara. Il gip ha accolto quest’ultima tesi, dichiarando l’estinzione per prescrizione.
Nel primo filone del processo la sucessora di Fassino sulla poltrona di sindaco, la 5 stelle Chiara Appendino, era stata condannata a sei mesi per falso: l’accusa in quel caso verteva una caparra da cinque milioni che la Ream, aveva versato al Comune, ai tempi della giunta Fassino, per avere un diritto di prelazione sull’area oggetto del bando. Dopo che il progetto fu aggiudicato a un’altra società, ha stabilito la sentenza, i cinque milioni avrebbero dovuto essere restituiti nel 2016, ma l’amministrazione Appendino non li aveva iscritti nel passivo.