Il governo degli Stati Uniti, ponendo le condizioni affinché in Ucraina potesse scoppiare una guerra, ha fatto un errore enorme che va contro i suoi interessi. Se ne è accorto e siamo dinnanzi a un bivio che può portare in tempi brevi alla tregua o all’escalation e quindi alla guerra nucleare. Vediamo. Gli Usa, con l’allargamento a est della Nato, il colpo di stato di piazza Maidan nel 2014 e poi con l’appoggio al governo Zelensky nella guerra alle popolazioni del Donbass in piena violazione degli accordi di Minsk hanno posto le condizioni affinché in Ucraina potesse scoppiare una guerra con la Russia.
Quando Putin ha dato via alla guerra, gli Usa hanno preso l’impegno di sostenere il governo ucraino in tutti i modi e “fino alla vittoria”. Lo hanno fatto fino a trasformare la guerra in Ucraina in una guerra per procura dove il popolo ucraino fornisce la carne da cannone e la Nato dirige le operazioni militari e gestisce le armi tecnologicamente più avanzate. Lo hanno fatto evitando che la guerra degenerasse in un conflitto mondiale non fornendo all’Ucraina armamenti che potessero colpire il suolo russo estraneo alla linea del fronte.
Questa scelta di guerra autorevolmente fatta da Joe Biden in prima persona si fondava sulla previsione che nell’intreccio tra guerra e sanzioni, l’economia russa sarebbe stata terremotata fino a far saltare il presidente Putin e forse a disgregare territorialmente la Russia. In secondo luogo sull’idea che nella guerra di posizione tra la Nato e Russia si potesse determinare una sorta di stallo, come in Afghanistan, in grado di tener impegnati i russi per anni.
Parimenti il governo Usa aveva alcuni obiettivi. In primo luogo indebolire il più possibile la Russia, in secondo luogo sbriciolare ogni relazione economica e politica tra Russia ed Europa colpendo al cuore la forza dell’apparato industriale tedesco e rendendo quindi l’Unione Europea un protettorato Usa sul piano militare, politico ed economico. In terzo luogo determinando il rilancio dell’egemonia statunitense a livello mondiale: garante della libertà e in grado di punire chi osa ribellarsi.
A distanza di un anno l’unico obiettivo raggiunto è il declassamento dell’Europa da potenza regionale a protettorato Usa governato da un ceto politico imbelle e da una borghesia compradora incapace di difendere i propri interessi in ambito geopolitico. Per il resto nulla ha funzionato per gli Usa. L’economia russa non solo non è crollata, ma la guerra ha favorito una convergenza mai vista tra Cina e Russia e il sistema delle sanzioni sta favorendo la costruzione di un mercato finanziario alternativo al dollaro. Invece di rinverdire il proprio potere imperiale, gli Usa hanno favorito l’evidenziarsi di un mondo multipolare che proprio l’azione Usa tende a portare al bipolarismo.
Nel mondo, tolta l’Europa, il Giappone, la Corea del Sud e l’ex impero britannico, gli Usa non hanno registrato consenso alla loro azione e i popoli del Sud del mondo, dopo anni di azioni di “polizia internazionale”, considerano il tema della libertà un puro espediente retorico usato degli Usa per fare i loro interessi. Sul campo di battaglia, nella sanguinosissima guerra di posizione attualmente in corso, i russi hanno, lentamente, la meglio.
In questa situazione cresce nell’opinione pubblica dei paesi occidentali l’avversione per una guerra che ha come unico effetto concreto un’enorme spesa militare e il peggioramento delle condizioni di vita di larghe masse popolari. Gli Usa non possono quindi andare avanti così, perché questo li porterebbe a perdere la guerra e a subire un colpo fortissimo alla loro egemonia. Sarebbe evidente al mondo che l’impero americano non ha più il potere di prima. Questo obbliga gli Usa a un cambio di passo e a una svolta: o la trattativa o l’escalation militare per coprire dentro una guerra generalizzata i propri errori relativi alla guerra per procura.
Questo è il punto e su questo il potere dei popoli occidentali è enorme. E’ del tutto evidente che gli apparati politici dominanti dell’occidente sono divisi e – paradossalmente – coloro che hanno le posizioni più sensate sono i vertici degli apparati militari. I ceti politici perdendo consenso si dividono tra chi vuole smetterla e chi pensa di rilanciare. In questa situazione occorre aver chiaro che il potere di indirizzare le decisioni delle elites che comandano è largamente nelle mani dei popoli occidentali. I popoli sono stati convinti a pensare di non avere nessun potere perché “There is no alternative”.
Questo senso di impotenza inculcato da martellanti lavaggi del cervello durati decenni è però falso. E’ il contrario del vero. Saranno le opinioni pubbliche a determinare le condizioni se l’assurdo conflitto ucraino si chiuderà con un compromesso fondato sulla sicurezza o se prenderà la strada dell’escalation e della guerra nucleare. Tutto è in mano nostra. Il punto è la trasformazione di un dissenso passivo in un dissenso attivo. Allarghiamo rapidamente la mobilitazione per la pace e la trattativa in tutti i modi e coinvolgendo tutta la popolazione italiana: anche grazie al Papa, il più pacifista di tutto l’occidente.