L’ora della verità per l’ex segretario di Benedetto XVI è finalmente arrivata. È, infatti, fissata per domani mattina, sabato 4 marzo, alle 9, nella biblioteca privata del Palazzo Apostolico, l’udienza tra Papa Francesco e l’arcivescovo Georg Gänswein, formalmente ancora prefetto della Casa Pontificia, ma di fatto sollevato da questo ruolo all’inizio del 2020 . L’ultimo faccia a faccia si era svolto il 9 gennaio scorso, pochi giorni dopo la morte di Ratzinger, ma soprattutto dopo la pubblicazione del libro di memorie di monsignor Gänswein intitolato Nient’altro che la verità (Piemme), scritto a quattro mani con il vaticanista Saverio Gaeta. Nel volume, il segretario di Ratzinger attacca duramente Bergoglio.
In questi due mesi dalla morte del Papa emerito, Gänswein ha continuato ad abitare nel monastero Mater Ecclesiae, all’interno dei Giardini Vaticani, la residenza scelta da Benedetto XVI per l’emeritato. Il presule sta ultimando il trasloco nel suo nuovo appartamento di circa 300 metri quadrati al quarto piano di Santa Marta Vecchia, un edificio tra l’Aula Paolo VI e Casa Santa Marta, la residenza di Francesco. Il Papa aveva assegnato questo appartamento al segretario di Benedetto XVI già da alcuni anni, proprio in vista della morte di Ratzinger e del successivo trasloco dal Monastero Mater Ecclesiae che ora, probabilmente, resterà vuoto. Impensabile, infatti, almeno al momento, ipotizzare che possano tornarvi le suore come era fino a quando, nel novembre 2012, l’allora sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, oggi cardinale, diede l’ordine di avviare i lavori di ristrutturazione dell’edificio per trasformarlo nella residenza del Papa emerito. Ordine che Becciu diede su indicazione di Benedetto XVI, facendo anche un sopralluogo “quasi da congiurati” con Gänswein, senza far scoprire che l’illustre inquilino che vi avrebbe abitato sarebbe stato proprio Ratzinger dopo le dimissioni.
Nel periodo di ristrutturazione del Monastero Mater Ecclesiae, infatti, tutti in Vaticano pensarono che il Papa avesse finalmente deciso di mandare in pensione il suo segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, a seguito delle numerose lamentele ricevute da diversi porporati a lui molto vicini, e di aver destinato al suo più stretto collaboratore la residenza che fino a quel momento aveva ospitato a turno alcune suore di clausura di diversi ordini religiosi. All’epoca, infatti, le monache visitandine erano appena andate via, secondo quanto concordato tre anni prima, mentre non era ancora arrivata la nuova comunità religiosa che avrebbe dovuto sostituirle. Gänswein, già da diversi mesi, ha fatto ristrutturare radicalmente il suo nuovo appartamento e vi ha già portato elettrodomestici, mobili, libri e quadri. Da qualche giorno, sia sul citofono che sul campanello della porta di casa sono comparse le targhette con il suo nome.
Due giorni prima della nuova udienza con Bergoglio, ospite di Bruno Vespa nella striscia serale Cinque Minuti in onda su Raiuno, il presule ha auspicato: “Io spero che Papa Francesco si fidi di me, spero di non aver dato un motivo di non fidarsi più”. Quanto al suo futuro, monsignor Gaenswein ha spiegato: “Questo me lo dirà il Santo Padre tra pochi giorni”. Il riferimento è ovviamente all’udienza prevista per il 4 marzo. Alla domanda se sia fedele a Francesco, il presule ha risposto: “Fedele e leale: è il Papa della Chiesa cattolica e il successore di Pietro, come sono stato fedele a tutti i suoi predecessori”. L’ex segretario di Ratzinger ha voluto precisare che il suo libro di memorie non aveva l’obiettivo di creare “guerre” nella Chiesa. “L’unico mio obiettivo – ha spiegato Gänswein – era mettere chiarezza anche in punti in cui vi erano molti problemi. Chiarezza è dire e dare la verità per tutti quelli che volevano saperla. Niente guerre, niente fazioni, io volevo solo dare la mia testimonianza delle vere cose che sono successe”. Quanto alla tempistica della pubblicazione del volume, annunciato appena quattro ore dopo la morte di Benedetto XVI, il presule ha commentato: “Qualsiasi momento della pubblicazione sarebbe stato criticato da qualsiasi persona”.