L'attivista per i diritti umani è stato ritenuto colpevole di finanziamento e contrabbando di "attività che violano gravemente l’ordine pubblico". Le reazioni del Parlamento Europeo: "Sentenza contro gli attivisti un insulto alla giustizia". mentre le organizzazioni per i diritti umani parlano di "processo politico"
Un tribunale bielorusso ha condannato il Premio Nobel per la Pace 2022, Ales Bialiatski, a 10 anni di reclusione in una colonia penale a regime duro. A dichiararlo è il Viasna Human Rights Centre, fondato proprio dall’attivista per i diritti umani. L’organizzazione afferma che gli altri imputati, ovvero i difensori dei diritti umani Valentin Stefanovich e Vladimir Labkovich, sono stati condannati rispettivamente a 9 e 7 anni di reclusione. Viasna descrive il motivo della condanna: secondo il tribunale bielorusso, Bialiatski è stato ritenuto colpevole di finanziamento e contrabbando di “attività che violano gravemente l’ordine pubblico”. “Le autorità governative hanno ripetutamente cercato di mettere a tacere Bialiatski, che dal 2020 è in prigione senza processo – continua la motivazione – Nonostante le tremende difficoltà personali, Bialiatski non ha ceduto di un passo nella sua lotta per i diritti e la democrazia in Bielorussia”. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha dichiarato il proprio dissenso via Twitter: “Le sentenze politicamente motivate contro Bialiatski e gli altri attivisti sono un insulto alla giustizia“.
Nel 1996 l’attivista bielorusso ha fondato l’organizzazione Viasna ( traducibile in “Primavera“), che poi si è trasformata in una ong per i diritti umani impegnata nella lotta contro il ricorso alla tortura sui prigionieri politici. Il capo di Viasna ha vinto il Nobel per la Pace del 2022, insieme all’associazione per i diritti umani russa Memorial e all’organizzazione per i diritti umani ucraina, Centro per le libertà Civili. Bialiatski è stato descritto come “uno degli iniziatori del movimento per la democrazia emerso a metà degli anni ’80 in Bielorussia, che ha dedicato la sua intera vita a promuovere la democrazia e lo sviluppo pacifico del suo Paese”.
Ma dal 1994 a capo del governo bielorusso c’è Aleksandr Lukashenko, il cosiddetto “ultimo dittatore d’Europa“. Il suo regime è accusato di gravi violazioni dei diritti umani. Questo non è l’unico episodio che vede un tentativo da parte del regime bielorusso di fermare l’attivismo di Bialiatski. Nel 2011 è stato arrestato per presunta “evasione fiscale”. Dopo essere stato rilasciato, è stato nuovamente arrestato e condannato a una seconda pena di 7 anni, sempre per presunta evasione fiscale.
Sull’argomento si è espressa la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, che ha twittato: “I vincitori del Premio Nobel Ales Bialiatski, Valiantsin Stefanovich e Uladzimir Labkovich sono stati condannati oggi a diversi anni di carcere solo per i loro anni di impegno per i diritti, la dignità e la libertà delle persone in Bielorussia. Le accuse e il processo sono state una farsa“. La ministra ha aggiunto: “Il regime di Minsk sta combattendo la società civile con la violenza e la reclusione. Questa è una vergogna quotidiana tanto quanto il sostegno di Lukashenko alla guerra di Putin. Chiediamo la fine della persecuzione politica e la libertà per gli oltre 1.400 prigionieri politici“.
Infine, anche la leader dell’opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya, ha dimostrato la propria vicinanza al caso dell’attivista bielorusso e ha definito “una vergognosa ingiustizia” le condanne del tribunale bielorusso: “Il premio Nobel per la Pace Ales Bialiatski è stato condannato a 10 anni di carcere, Valiantsin Stefanovic a 9 anni e Uladzimir Labkovich a 7 anni nel falso processo del regime contro i difensori dei diritti umani. Dobbiamo fare di tutto per combattere questa vergognosa ingiustizia e liberarli”, ha scritto Tikhanovsksya su Twitter.