Il deputato centrista Laurent Marcangeli presenta una proposta di legge per proteggere i più piccoli dai pericoli dal web: approvata quasi all'unanimità
Social network vietati fino al compimento dei 15 anni: questa la proposta di legge che l’Assemblea Nazionale della Repubblica francese ha approvato in prima lettura quasi all’unanimità (82 voti contro 2). Se il testo supererà il vaglio definitivo diventando legge, le piattaforme dovranno verificare l’età degli utenti che si iscrivono e il consenso effettivo dei genitori in caso di registrazione da parte di minori di 15 anni. Ci saranno anche sanzioni in caso di inadempienza.
Questa “maggiore età digitale” stabilita a tutela dei giovanissimi non è una novità per la Francia: era stata introdotta nel 2018 in applicazione del GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati), che lasciava la possibilità di fissarla tra i 13 e i 16 anni, ricorda Federprivacy. Questa soglia non ha però ricevuto un’applicazione reale e non ha avuto nessun impatto significativo sull’accesso dei minori alle diverse piattaforme digitali presenti sul web.
Per porre dunque un freno a una situazione che sta ormai sfuggendo di mano, nel testo votato dall’Assemblea Nazionale è stato introdotto l’obbligo per tutti i social di “implementare una soluzione tecnica per verificare l’età degli utenti finali e il consenso dei titolari dell’autorità parentale” per i minori di 15 anni. Tutto dovrà essere certificato dalle autorità, e in caso di inadempienza l’azienda potrà anche essere costretta a pagare una multa fino all’1% del suo fatturato mondiale.
Secondo i dati della CNIL, l’Autorità francese per la protezione dei dati, riportati anche dal deputato centrista del gruppo Horizons nonché leader dell’iniziativa Laurent Marcangeli, i giovani si registrano per la prima volta sui social in media a otto anni e mezzo di età e sulle diverse piattaforme (Facebook, Instagram,TikTok,Twitter) sono presenti più della metà dei ragazzi tra i 10 e i 14 anni. Moltissimi i rischi corsi durante la navigazione, di cui spesso i genitori non sono consapevoli. Il dibattito resta aperto e si auspica che anche altri Stati decidano di seguire l’esempio francese.