L’emergenza dei pronto soccorso è diventata routine e a queste condizioni è impossibile continuare a lavorare. Lo dice chiaramente la lettera inviata da 288 medici dei reparti di emergenza-urgenza toscani al governo Meloni e alla Regione Toscana. Si tratta di un ultimatum a tutti gli effetti: o ci saranno presto dei provvedimenti o il 90% del totale dei medici che lavorano nei pronto soccorso si dimetteranno in massa. “Se la situazione resta quella attuale, tutti noi siamo destinati ad abbandonare e allora tanto vale farlo insieme”, scrivono i camici bianchi, sottolineando come negli ultimi anni il flusso di professionisti in uscita dal Sistema Sanitario Nazionale sia stato continuo e sempre in crescita. Il grido d’allarme che arriva dalla Toscana è ribadito da Anaao Assomed, il sindacato di medici e dirigenti sanitari italiani, che a livello nazionale ha chiesto un tavolo di lavoro permanente presso il ministero della Salute e in ogni Regione. Per i rappresentanti il punto critico è stato raggiunto, servono soluzioni immediate per evitare il definitivo collasso del sistema.
“Se si vuole salvare la sanità pubblica bisogna muoversi. Questo rimpallo tra Stato e Regioni è stucchevole – dichiara a ilfattoquotidiano.it Gerardo Anastasio, segretario dell’Anaao Asssomed Toscana -. Facciamo proposte da mesi alle istituzioni ma non abbiamo mai ottenuto una risposta”. Di questo passo, secondo il sindacato, la desertificazione dei reparti porterà a far sì che restino solo le mura ad accogliere i pazienti al pronto soccorso. Giorno per giorno i medici dell’emergenza-urgenza si stanno riducendo di numero. La professione non è attrattiva per i nuovi laureati o specialisti. Lo dimostrano i dati sui medici in fuga dalle scuole di specializzazione. Nell’ultimo anno, a livello nazionale, oltre il 60% dei contratti totali per medicina d’emergenza-urgenza sono stati non assegnati o abbandonati. “Non è solo una questione economica, non si può risolvere solamente alzando gli stipendi – spiega Anastasio -. È necessario rendere più attrattiva la professione sotto il punto di vista delle condizioni di vita e di lavoro. I medici chiedono di poter avere dei turni di riposo nel weekend, di poter fare le ferie e soprattutto di poter garantire dei livelli di assistenza adeguata ai loro pazienti. Cosa che ora non è possibile riuscire a fare”.
Così, i camici bianchi abbandonano i pronto soccorso per trasferirsi in altri reparti o in strutture private. E le motivazioni non cambiano da regione a regione: condizioni di lavoro insostenibili, carichi senza limiti, reparti intasati per l’afflusso incontrollato e carenza di posti letto negli ospedali. A questo si aggiungono anche le violenze fisiche e verbali dei pazienti frustrati e insoddisfatti, costretti, al di là di ogni sforzo dei medici, a passare anche più di un giorno su una barella in mezzo a un corridoio, in attesa di essere trasferiti nei reparti. Secondo Anaao Assomed, il problema di filtrare gli accessi ai pronto soccorso è uno dei primi da risolvere. Anastasio ci mostra la foto di una lettera di dimissione scritta da un collega, alle 4.34 di notte: “La paziente giunge per richiedere il taglio delle unghie degli alluci, riferisce contusione delle dita interessate circa 10 giorni fa”. “La sanità pubblica è una cosa preziosa – spiega il segretario toscano – e va preservata. In questo senso i cittadini devono rendersene conto e collaborare. Abbiamo a disposizione ancora meno fondi di quelli che avevamo prima della pandemia, non possiamo sprecare risorse”.
La lettera dei 288 medici toscani, in sintonia con quanto chiesto dal sindacato di categoria, richiede che venga eliminata l’esenzione del ticket. Molte persone, per evitare di passare dal medico curante e poi da uno specialista, con i conseguenti costi economici e temporali, si presentano direttamente al pronto soccorso. Qui, sul momento, usufruiscono di prestazioni mediche ed esami diagnostici gratuitamente. Questo fa sì che le strutture siano sempre più ingolfate da pazienti che si presentano anche per problemi molto lievi. “Si tratta del 60% degli accessi al pronto soccorso”, spiega Anastasio. I professionisti chiedono che il filtro avvenga grazie al potenziamento della medicina territoriale e al coinvolgimento dei medici di famiglia. A questo, per evitare il collasso del sistema, si deve aggiungere un adeguamento degli organici del pronto soccorso. Inoltre, continuano dal sindacato, è fondamentale aumentare il numero di posti letto nei reparti di medicina interna, indeboliti da anni di tagli, dove i pazienti che lo necessitano possano essere ricoverati.
“Non è solo una questione di soldi. Ci vuole una visione. I 200 milioni di euro stanziati dalla finanziaria per i pronto soccorso sono erogabili a partire dal 2024. Per allora i buoi saranno già scappati”, conclude Anastasio. E sottolinea come quello dei 288 medici toscani sia un “gesto di coscienza che gli fa onore”. Non hanno semplicemente abbandonato la nave. Hanno scelto, con un gesto estremo, di provare a fare pressioni sulle istituzioni perché mettano in campo soluzioni reali e rapide. Le ultime righe della lettera di ultimatum inviata a governo e Regione recitano: “Chi scrive è innamorato del proprio lavoro e fermamente convinto dell’importanza della sanità pubblica e spera che i riceventi lo siano altrettanto”.