Aggredito e colpito da pugni alla testa, sferrati – secondo le ricostruzioni – utilizzando un tirapugni di ferro: è quello che è accaduto domenica 4 marzo ad un ginecologo che operava presso il Policlinico della Seconda Università di Napoli. Le associazioni di rappresentanza dei medici hanno ricordato che si tratta dell’ennesimo caso di violenza nei confronti di un sanitario e chiedono ancora una volta interventi del governo per aumentare la sicurezza nelle strutture.
Gli autori dell’aggressione sono i parenti di un neonato: a scatenare la loro ferocia sarebbe stata la crisi respiratoria avuta dal piccolo durante l’allattamento al seno della madre. Il bimbo, colto dal malore, sarebbe stato subito ricoverato in terapia intensiva, ma questo non ha placato la rabbia della famiglia, che – apparentemente senza un motivo valido – ha identificato nel ginecologo il principale responsabile della vicenda e ha iniziato a colpirlo con diversi pugni al volto e alla testa, fino a farlo stramazzare per terra. Il medico è stato poi trasferito d’urgenza al Vecchio Pellegrini, le ferite riportate hanno richiesto diversi punti di sutura.
“Ancora un’aggressione a un collega, un vero e proprio agguato questa volta al Policlinico Vanvitelli di Napoli. Di fronte all’ennesima violenza non ci resta che dichiarare lo stato di emergenza delle cure sanitarie”, ha commentato Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, l’Associazione Nazionale Aiuti e Assistenti Ospedalieri. “La condizione dei nostri nosocomi – denuncia Di Silverio – è ormai invivibile ed è improcrastinabile un intervento urgente e concreto per spezzare la catena di violenze, altrimenti nessuno vorrà più curare. Evidentemente non sono sufficienti le forze dell’ordine, ma serve una legge immediata che restituisca sicurezza ai luoghi di cura e ruolo ai dirigenti medici e sanitari. Se continuiamo ad aspettare non ci saranno più cure, non ci saranno più medici, non ci sarà più un sistema sanitario e noi non saremo più in grado di fermare i colleghi che andranno via, ma li tuteleremo in tutte le sedi opportune. Per questo stiamo valutando azioni legali di denuncia per mancata sicurezza delle cure”. E ancora: “Le aggressioni sono spesso un’ingiustificabile reazione alle eterne attese dovute alla carenza di personale. Gli organici allo stremo obbligano poi a minimizzare la comunicazione con il paziente, che potrebbe invece aiutare a limitare le incomprensioni. Se si lasciano gli ospedali allo sfacelo, i pazienti reagiscono e reagiscono contro di noi. E questo è intollerabile”. “Chiediamo – conclude Di Silverio – un incontro urgente con i Ministri interessati, ma non ci accontenteremo di vaghe dichiarazioni d’intenti. O si cambia subito o ci fermiamo”.
Anche l’Associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, sulla sua pagina facebook, denuncia le ripetute aggressioni agli operatori sanitari, ribadendo che in questa vicenda il piccolo era già in sofferenza pre e perinatale, e nonostante gli siano state immediatamente fornite le cure di cui necessitava, queste non hanno impedito ai parenti di aggredire un medico colpevole esclusivamente di svolgere la sua professione, alla quale sono connessi anche questi rischi. Un’altra vicenda che aggiorna tristemente il bollettino delle violenze a danno di medici e operatori sanitari, l’ennesima registrata purtroppo nello stesso territorio – quello napoletano – dall’inizio del 2023. Per l’Associazione “non c’è che una sola parola per queste persone: bestie selvagge!”