Nonostante le proteste di questi anni di ambientalisti e abitanti delle zone vicine che sono preoccupati per l’impatto sul territorio, con una delibera del 2020 la Regione ha deciso di riaprirla e così è stato
Una manifestazione, a Pontedera, nel pisano, contro la scelta della Regione Toscana di riaprire la discarica La Grillaia di Chianni, destinata a essere l’unico sito di smaltimento dell’amianto di tutta la Toscana. Circa 700 persone si sono ritrovate in corteo sabato 4 marzo al grido di “No, amianto! No, Valdera avvelenata!”.
In un rapporto del 1998 la discarica era stata dichiarata satura da Arpat con circa 1.500.000 metri cubi di rifiuti conferiti, anno di chiusura della struttura. Nonostante le proteste di questi anni di ambientalisti e abitanti delle zone vicine che sono preoccupati per l’impatto sul territorio, con una delibera del 2020 la Regione ha deciso di riaprirla e così è stato.
Da qui la scelta di scendere in piazza da parte di cittadini e associazioni, con il Coordinamento No Valdera Avvelenata che riunisce collettivi, comitati, sindacati, cittadini, partiti, movimenti: “La Grillaia, (ex) discarica di Chianni, è stata recentemente riaperta d’imperio dalla Regione Toscana dopo anni e anni di inattività per stoccare centinaia di migliaia di tonnellate di amianto – si legge in una nota diffusa dal Coordinamento – Tutto questo in un territorio già martoriato in questi anni da deroghe allo smaltimento rifiuti, allargamenti di discariche esistenti e delicate inchieste per lo spargimento di fanghi di origine conciaria e del settore cartario”.
Avvelenati dal profitto, si legge sugli striscioni dei manifestanti che dichiarano: “Ciò che sta succedendo adesso nel nostro territorio non è un episodio isolato: gli sversamenti tossici, gli inceneritori, i rigassificatori, l’innalzamento delle discariche, le aziende di guadagno speculativo, che le istituzioni e i privati stanno compiendo in Valdera, nella zona del cuoio e delle aree a noi limitrofe ci fanno paura”.
Un momento di tensione durante il corteo quando si sono presentanti alcuni esponenti locali di Fratelli d’Italia, Matteo Arcenni e Matteo Bagnoli, respinti da un piccolo gruppo di manifestanti, come loro stessi hanno precisato: “Questi atti sono stati compiuti da un gruppo minoritario e non del territorio, e apprezziamo le prese delle distanze assunte dalla maggioranza dei manifestanti”.
Prima la Provincia di Pisa e poi la Regione, spiega il Coordinamento, non sono riusciti a spingere la proprietà dell’area della Grillaia, attualmente in mano al Gruppo Vergero, a procedere con una bonifica e una chiusura in sicurezza. Le proteste contro la scelta della Regione durano da anni: gli ambientalisti, infatti, chiedono che la Toscana, al tempo sotto l’amministrazione Rossi (Pd), ritiri la delibera n. 629 del 25 maggio 2020, secondo cui vi andranno smaltiti 270mila metri cubi di amianto.
Il Coordinamento parla di business dell’amianto: “Esistono sistemi tecnologicamente più avanzati per evitare che l’amianto mieta ancora vittime: esiste l’inertizzazione, ma è chiaro che quando si pensa solo al profitto di pochi e non alla salute di tutte e tutti – scrivono in una nota – quando in un settore come la gestione dei rifiuti si fa entrare la criminalità organizzata, la Toscana è settima per infiltrazioni mafiose, le soluzioni che si cercano sono solo quelle che gonfiano i conti in banca”.
I dati raccolti dal Coordinamento mostrano come l’amianto continui a portare molte vittime in Toscana e in Italia, nonostante sia fuori legge dal 1992: 500-600 decessi l’anno per esposizione, 7.187 denunce dei lavoratori esposti all’asbesto. I cittadini protestano non solo per questa situazione, ma anche per altri episodi che riguardano i loro territori, dalla presenza di altre discariche fino allo scandalo Keu. “Tutto questo sta dentro una logica del potere che non vuole che le comunità decidano sui propri territori”, è l’intervento di uno dei manifestanti e ancora “questa discarica è stata già chiusa negli anni ‘90 con la lotta, basi militari in Italia nello scorso secolo sono state chiuse o non sono state proprio aperte con la lotta, noi ci possiamo ribellare e cambiare questo gioco”.