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Gabriel Garko: “Fare coming out? Non sono d’accordo, non è giusto che una persona debba confessare la propria omosessualità. E se dovessero farlo gli etero?”

L'attore si racconta in un'intervista al Corriere della Sera tra ricordi degli esordi come attore e la libertà acquisita da quando ha sollevato il velo sulla propria identità sessuale

Che cane che ero!”. Il commento tranchant è di Gabriel Garko, che ripensa all’esordio come attore a 17 anni nella serie tv Vita coi figli di Dino Risi accanto a Giancarlo Giannini e Monica Bellucci: “Avevo una particina, interpretavo il fidanzatino della figlia di Giannini ed ero terrorizzato. Ma Risi era un uomo molto paziente e mi ha insegnato come studiare bene la parte” racconta al Corriere della Sera. “Però, quando poi mi sono rivisto nel film, mi son detto: che cane che ero!”.
Ne è passata di acqua sotto i ponti dal debutto, e ora che ha tagliato il traguardo dei 50 anni Gabriel Garko si guarda indietro tracciando un bilancio di quel che è stato, non senza qualche rimorso. Gli fu infatti proposto di andare negli States per lavorare nel cinema americano, ma gli mancò il coraggio di trasferirsi e fare il grande passo. Il classico treno che passa una sola volta nella vita: “Non me lo perdono” ammette l’attore.

Rimpianti lavorativi a parte, Gabriel si sente un uomo libero e riconosce come gli anni di lavoro lo abbiano fortificato anche da un punto di vista personale. Impossibile allora non fare riferimento al coming out avvenuto al Grande Fratello Vip e a tal proposito fa sapere: “Preciso subito che non sono molto d’accordo col coming out: la vera normalità ci sarà quando non sarà più necessario doverlo fare. Innanzitutto, non è che tutti devono sapere i fatti tuoi, non è assolutamente giusto che una persona debba confessare pubblicamente la sua omosessualità solo perché la società impone che tutti devono essere eterosessuali. E se il mondo fosse al contrario? E se gli etero dovessero fare coming out?”. Una verità, quella sul suo orientamento sessuale, che per decenni è stata taciuta (con risultati non sempre convincenti) al pubblico, ma mai ai genitori: “Hanno sempre saputo la mia verità, erano molto evoluti, non erano bigotti, non mi hanno trasmesso dei tabù e sono sempre stati miei complici. Quindi credo che, se in una famiglia normale padre e madre dicessero ai figli che esistono l’uomo etero, quello gay, la donna lesbica, il trans… eccetera, tra vent’anni non ci sarebbero più problemi nel dichiararsi serenamente in un modo o nell’altro”.

E sulla possibilità di diventare padre, Garko si dice non interessato all’opzione della maternità surrogata: “[…] Semmai sarebbe bello adottare un bambino, per dagli la possibilità di una vita migliore e, per esempio, non capisco per quale motivo i single non possano assumere questo ruolo, oppure una famiglia arcobaleno”. Se in passato il desiderio della paternità era più forte, oggi c’è qualcosa che lo frena: “Non mi piace la società in cui viviamo e detesto l’accanimento morboso che impazza sui social. Oggi più che mai, i giovani devono poter contare su una famiglia sana alle spalle, per difendersi dal mondo virtuale, dove tutti si sentono in diritto di giudicare tutti” conclude.